Rassegna storica del Risorgimento
TURGENEV IVAN ; ROMA
anno
<
1955
>
pagina
<
15
>
Ivan Turgenev, l'Italia e Roma
15
Tra le superbe colonne del Foro affioranti dalla terra, pascolavano le bestie: modeste casupole non turbavano eccessivamente il paesaggio. C'era già un servizio postale per i viaggiatori che volevan fare i bagni ad Anzio o Nettuno. Ma la Campagna Romana si stendeva, nel suo complesso, magnifica e inviolata, dominata dalla malaria e da ruderi stupendi nel loro abbandono. Piti oltre, le Paludi Pontine con la caratteristica sagoma, sullo sfondo, ai quel Monte Circello che aveva ispirato lf Aleardi. Venivano, spinti dalla miseria, i mietitori della Ciociaria e dell'Abruzzo: Qui non la nota d'amoroso augello quell'anime consola; e non allegra ninna canzone dei natali Abruzzi le patetiche bande. Taciturne falcian le messi di signori ignoti; e quando la sudata opra è compiuta, riedono taciturni....
In quella Roma appena toccata dalla modernità e ancora stretta dal cerchio della malaria, vivevano dei popolani talvolta scanzonati, altre volte sinceramente devoti, ma non alieni dai sarcasmi all'indirizzo del clero e delle istituzioni (pur senza avere in sé ima goccia di spirito protestante). Anche nel suo abbandono, nella sua decadenza, l'antica gloria di Roma si riaffacciava con improvvisi lampi nell'animo dei popolani. All'occhio del superficiale viaggiatore di paesi civili ed ai cervelli d'impronta razionalistica era difficile cogliere le pieghe, le sfumature, i sottintesi, l'ironia di un siffatto popolo. Dice infatti il borghigiano di Giggi Zanazzo: Bazzico er Vaticano tutt'er giorno, conosco er Papa, so li fatti sui, e de quelli maglioni che eia intorno. Pe' me, 'nsino che dura è na cuccagna ma nun sia mai me se morisse lui lo possino scanna, come se magna ?. Non sarebbe facile trovare un'antitesi più dichiarata e più integrale al mondo protestante ed alla civiltà d'impronta luministica.
Ma oltre al popolino generico (in fondo abbastanza soddisfatto del governo del Papa), c'erano a Roma quelle minoranze di artigiani, di studenti, di popolani discendenti da Mario che entusiasmavano il socialista aristocratico e individualista Herzen. C'era insomma, tra i vicoli pittoreschi di Roma, appena illuminati da qualche osteria o dalle lampadine di un'immagine sacra, un tipo di popolano tra il classico ed il romantico, generoso, ribelle, individualista, desideroso di giustizia, amante della libertà.
Nicola Gogol', fra i Russi, è quello che è penetrato più in profondità nell'intendimento dell'anima complessa di Roma. Turgenev sente, da autentico artista, la bellezza delle luci e dei colori, l'incanto dell'atmosfera, i tesori delle gallerie, il fascino di un mondo non ancora turbato che in minima parte dai moderni interessi sollevati dal denaro. Ma questo resta forse anche il suo limite nell'intendimento di Roma.
*
Era invece un altro mondo quello che Turgenev aveva sentito in profondità, in tutti i meandri più reconditi, in tutti i profumi e colori. Per uno di quei tanti paradossi che abbondano nella storia, nella cultura, nella letteratura della Russia, l' occidentale Turgenev doveva rivelarsi uno dei grandi poeti del paesaggio russo : basta ricordare le Memorie di un cacciatore? vero canto della terra russa. Cito un po' a memoria da quell'opera che ha avuto anche tanta importanza nella lotta contro la servitù della gleba alcune immagini prese dal racconto II bosco e la steppa. Gelide, incipienti albe