Rassegna storica del Risorgimento

TURGENEV IVAN ; ROMA
anno <1955>   pagina <16>
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16 Wólf Giusti
di primavera; sullo stagno si solleva una leggera nebbia e le pozzanghere sono gelate; le cornacchie scuotono le ali tra rami ancora senza foglie; in una izba s'intravvedono tizzoni accesi e si ode una voce sonnolenta. Poi una chiesetta bianca, uno spoglio boschetto di betulle, un fiume intensamente azzurro che traspare fra la nebbia. Invece d'estate si sente il profumo d'in* numerevoli erbe, al mattino restano le impronte sull'erba rugiadosa, poi si percepisce il metallico suono delle falci; una gonfia nube trasforma il colore delle erbe e dei cespugli e sùbito dopo grosse gocce cadono sul fieno profu­mato; ma verso sera l'aria diviene vitrea, trasparente; lunghe ombre si stac­cano da alti mucchi di fieno; un misterioso istinto spinge da lontano gli ani­mali verso le stalle. L'autunno si presenta con giorni senza vento e senza sole, in cui l'aria è pregna di un odore somigliante al vino; la terra umidiccia sembra quasi elastica; poi l'aria si schiarisce, si fa più gelida; la betulla, ai raggi del sole, da bianca diviene tutta dorata, contro un cielo azzurro chiaro; la brina biancheggia negli avvallamenti del terreno; in lontananza si sente lo strepito d'un mulino ...
Pietro Kropotkiu aveva argutamente notato che appena un nuovo tipo caratteristico si veniva delincando nelle classi colte russe, Turgenev ne era ossessionato, così come per anni Murilio fu ossessionato dall'immagine della Vergine in estasi. Ma, nonostante il fatto che i problemi politici e spe­culativi (nel senso russo e ottocentesco di quest'ultimo termine) gravano su parecchie pagine del Turgenev, il fondo più vivo dello scrittore russo è di natura idillica: la fine nota lirica della sua arte è costituita da ricordi d'in­fanzia, da delicati e travagliati amori,1) da stupendi paesaggi russi.
Turgenev, poeta della terra russa, si riallaccia a tutta una grande tra­dizione nazionale che, sotto questo aspetto, accomuna figure umanamente e poeticamente così diverse come Pukin e Nekrasov, Tjutgev e Majkov, Nikitin e Cechov. Sta il fatto che quasi tutti i poeti russi hanno sentito con maggiore immediatezza l'opera della natura che l'opera dell'uomo: fondo etnico, misteriosa eredità e continuità di antiche leggende pagane, istintiva riverenza di fronte ad una natura che imperversa da padrona su immensi spazi senza difesa per l'uomo ?
Questa attrazione istintiva dell'artista verso le voci, i snoni, i colori della terra russa va tenuta presente per chi voglia intendere gli aspetti, i limiti, le contraddizioni (apparenti o reali) dell'occidentalismo di Turgenev.
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Turgenev ha soggiornato due volte in Italia: una volta nel 1840, quando egli aveva ventidue anni (il riflesso di questo viaggio si sente in Acque pri­maverili) e una seconda volta quando era all'incirca quarantenne, ma già precocemente tormentato dall'ineubo della vecchiaia e delle malattie.
Svariate regioni d'Italia si riflettono nell'opera di Turgenev. Nel poema giovanile Parala (1843) troviamo immagini del cielo azzurro di Sorrento e dello scintillio del mare sotto a superbi scogli. In Tre incontri (1851) abbiamo la descrizione d'una notte a Sorrento, bella come una donna felice nel fiore
1) Basta ricordale Primo amore, racconto sotto vari aspetti autobiografico.