Rassegna storica del Risorgimento

TURGENEV IVAN ; ROMA
anno <1955>   pagina <17>
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Ivan Turgenev, VItalia a Roma 17
degli anni. H romanzo Alla vigilia (1859) contiene alcune famose descrizioni di Venezia, ohe sono divenute quasi pezzi da antologia: Chi non ha visto Ve­nezia d'aprile non può affermare di conoscere l'inesprimibile incanto di (furila magica città. La mitezza e la dolcezza della primavera si addicono a Venezia come lo splendente sole estivo alla magnifica Genova, come Toro e la porpora dell'autunno a quel grande vegliardo che è Roma. A somiglianza della prima­vera, la bellezza di Venezia commuove e desta desideri; rende languido ed accende un cuore inesperto, come la promessa di una felicità vicina e miste­riosa. Tutto in lei è luminoso, comprensibile, ma pur circonfuso dalla sonno­lenta nebbiolina di un innamorato silenzio ... Tutto in lei tace, eppure tutto sembra rivolgerci un saluto; tutto in lei è femminile, a cominciare dallo stesso nome: e non per niente ha avuto l'epiteto di Bella. Le sagome dei palazzi e delle chièse si sollevano leggere e mirabili, come l'armonico sogno di un giovane dio... Né un Canaletto, né un Guardi (per non parlare dei più recenti pittori) hanno saputo rendere in pieno l'argentea delicatezza dell'aria, le evanescenti e vicine lontananze, la mirabile armonia di lineamenti elegan­tissimi e di colori che sembrano dissolversi. Nel Canio dell'amore trionfante (1881), dedicato dall'autore russo a Flaubert, un'antica e un po' romantica fiaba rinascimentale (che il poeta finge di aver trascritto da mi manoscritto italiano tornato alla luce) si svolge sul mirabile sfondo di Ferrara dalle larghe strade, dai palazzi silenziosi e dagl'incantati giardini. *
L'Italia ha fugacemente restituito la serenità all'inquieto scrittore russo. Nei suoi due viaggi in Italia, egli ammira il cielo, il paesaggio, le gallerie, il mondo classico: nello stesso tempo sente una istintiva simpatia per il popolo che frequentemente avvicina. Ma nei suoi soggiorni italiani è soprattutto Roma che lo ha avvinto. Già nel 1840, insieme all'amico Stankevig, visitava intensamente le gallerìe e le chiese, percorreva la Via Appia, s'interessava di studi classici. Gli sembrò che Roma fosse un ambiente particolarmente adatto per sprofondarsi nel lavoro. 2) Anche nel corso del suo secondo sog­giorno, iniziato nell'ottobre del 1857, Roma lo affascinò e contribuì non poco a liberarlo dalle crisi di depressione e di pessimismo. Riprese ad inte­ressarsi del mondo classico, a percorrere musei e gallerie, a visitare i dintorni. In una interessante lettera, messa in giusto rilievo dal Grevs,3) egli scriveva tra altro : Roma è un incanto, un vero incanto. Sapendo che presto me ne dovrò separare, me ne sono ancor maggiormente innamorato. In nessuna altra città voi provate questa continua impressione che tutto quel che è grande, bello, significativo, è vicino, è a portata di mano, anzi, che vi cir­conda continuamente e che quindi in ogni istante è possibile accedere ad un santuario ... E poi quell'aria e quella luce così mirabili ! Aggiungete il fatto che questo ò un anno proprio fenomenale: ogni giorno sembra esserci qualche grandiosa festa in cielo o in terra. Ogni mattino, appena mi desto, un azzurro splendore viene a sorridere dentro alla mia finestra. Lo entusiasma in par­ticolare una veduta su Roma da Villa Madama a Monte Mario: Tra alcuni anni tutto cadrà in rovina; ci sono dei muri che appena si reggono in piedi,
!) Chi voglia rintracciare i pia minuti richiami all'Italia nell'opera di Turgenev, con* sulti: I. M. GHEVS, Turgenev i Italija (T. o lTtuliu), Leningrado, 1925. 2) Cfr. : GHKVS, 00. eh., pp. 29-34. 8) Op. cit., p. 37.