Rassegna storica del Risorgimento

TURGENEV IVAN ; ROMA
anno <1955>   pagina <18>
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Wolf Giusti
ma sotto questo cielo anche l'abbandono reca una nòta di eleganza e di grazia.
Il 3 novembre 1857, Turgcnev scrive da Roma ad un grande poeta, il Fet: Davvero, di crai non mi muoverei mai!. Sempre nel novembre del '57, esprime il suo entusiasmo per Roma in una lettera alla contessa Lambert: Le grandi impronte di una grande vita ... non vengono a soffocarci con il senso della nostra nullità dinanzi ad esse, come sarebbe lecito attendersi, ma invece ti sollevano e recano all'anima un sentimento un po' triste, ma pur elevato e fiero ... Io mi delizio di Roma e dei suoi maravigli osi dintorni. Il tempo è splendido; non crederesti ai tuoi occhi, vedendo nel mese di no­vembre delle rose appena sbocciate. Ma non sono tanto questi fatti straor­dinari che mi colpiscono, quanto, in genere, il carattere di questa natura. Dovunque è diffusa una bellezza chiara, dolce, nobile. E il 22 dicembre '57 scrive sempre alla medesima destinataria: Questa immortale bellezza tutt'intorno e la nullità di tutto ciò che è terrestre, e la grandezza contenuta in quella stessa nullità, è qualcosa di profondamente triste, ma che nello stesso tempo reca una sensazione di pace e solleva l'anima. Vari anni dopo la sua partenza da Roma, l'I marzo 1861, Turgenev ripete, ponendovi quasi con ancor maggior vigore l'accento, quegli stessi concetti: *) Roma è una città maravigUosa: in un certo grado essa riesce a sostituire la società, la felicità e lo stesso amore. 2)
La più vivace e la più poetica descrizione dei dintorni di Roma fatta dal Turgenev si trova nelle Memorie letterarie e di vita e più precisamente nel capitolo intitolato Una gita ad Albano ed a Frascati: s) In una magnifica giornata d'ottobre del 1857 narra lo scrittore russo una vecchia car­rozza da nolo avanzava lentamente con i vetri traballanti, lungo la strada che conduce da Roma ad Albano... La giornata era maravigUosa, quale nessuna penna e nessun pennello potrebbero ritrarre. È noto come nessun pittore di paesaggi, dopo Claude Lorrain, sia mai riuscito a riprodurre la Campagna Romana; né ci sono stati scrittori capaci di farlo. Dopo queste affermazioni alquanto categoriche, Turgenev aggiunge: Mi limiterò perciò a dire che l'aria era diafana e molle, il sole sfolgorante di luce, ma non scot­tante; un mite venticello penetrava dallo sportello aperto della carrozza, accarezzando i nostri visi non più giovani, e noi procedevamo in quel festoso splendore autunnale con un senso di festoso autunno anche nell'animo.
La vita nei Castelli Romani recava ancora l'impronta del pittoresco e del primitivo. Narra Turgenev: Il vetturino si fermò presso una brutta osteria per riposare i cavalli e per bere egli stesso una fojetla. Anche noi entrammo e chiedemmo pane e formaggio. Il formaggio era pessimo e il pane mal cotto e stantio; ma noi mandammo giù la nostra magra colazione con quella sensazione di allegrezza e di serenità che proviene dalla perenne bellezza che par diffusa nell'aria di Roma in ogni tempo e particolarmente nella auree giornate d'autunno. Una bruna ragazza dagli occhi neri, vestita
l) Op. eU.t p. 40.
2} Si può aggiungere che nel racconto Prùraki (Spettri) troviamo qualche conno poe­tico alle Paludi Fontine od alla Campagna Romana con i suoi cumuli di pietre (tombe, ruderi di ville, fortilizi) avvolti dall'edera.
3) Trad. di E. Damiani, od. cit., fòrenze, 1944, p. 197 sogg.