Rassegna storica del Risorgimento

TURGENEV IVAN ; ROMA
anno <1955>   pagina <19>
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Ivan Turgenev, Vhalia e Roma
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di cenci colorati e scalza, la figlia dell'oste, ci guardava tranquillamente ed anche con una certa alterigia dalla soglia di pietra della sua casa, e suo padre, un nell'uomo sulla quarantina, con una logora giubba di velluto buttata su di una spalla, rideva di tratto in tratto maestosamente, con. gli occhi scintil­lanti, seduto nella semioscurità dell'osteria, presso un vecchio tavolo, e ascol­tava con compiacenza le lamentele del nostro conducente contro i tempi cattivi, la scarsezza dei forestieri e cosi via.
Segue tutta nna fine descrizione di paesaggi e di persone pittoresche incontrate per via: Mezz'ora dopo eravamo già ad Albano ... Montammo poi sui nostri ronzini e movemmo alla volta di Frascati La strada saliva lungo la cosiddetta Galleria, fiancheggiata da nna fila di grandiose querce sempreverdi. Ciascuna di esse doveva aver vari secoli, se cran le loro classiche forme quelle che dovevan aver colpito Claude Lorrain e Poussin. Un tal vigore e una tal bellezza eran li fusi insieme, come non ho mai visto in nessun albero. Quelle querce, quei pini a forma d'ombrello, quei cipressi e quegli olivi si susseguivano in modo maraviglioso e formavano, nel loro insieme, una parte di quell'accordo armonioso che è proprio della Campagna Romana. Si stendeva in basso, turchino e quasi fumante, il lago d'Albano e tutt'in-torno, sul pendio dei monti e nelle valli, vicino e lontano, si diffondevano in una magica tinta diafana colori diversi... Salendo più in alto, attraverso belle foreste sfolgoranti sì, proprio sfolgoranti sull'erba estiva smeral­dina, giungemmo alla fine ad una minuscola cittadina chiamata Rocca di Papa, aggrappata, come un nido di uccelli, in cima ad nna roccia. Smon­tammo in una piccola piazza di fronte ad una chiesa di stile lombardo, ornata di fregi sulla facciata, e ci sedemmo un minuto presso una fontana dall'acqua argentina, con lo stemma papale e con un'iscrizione latina sopra nna colonna semirovinata. Dalla piazzetta si dipartivano da tutti i lati anguste viuzze, tortuose e scoscese come scale. Ragazzetti laceri accorsero subito a vederci ed a chiederci il consueto tributo di pochi paoK; qua e là si scorgevano teste femminili, vecchie per la maggior parte, che emettevano degli alti suoni con voce gutturale. Lontano, come una visione, apparve in uno stretto andito una bellissima fanciulla in costume dei colli d'Albano; sostò pittorescamente nell'ombra quasi nera delle pareti di pietra, si voltò pian piano e disparve. Un asino carico ci passò accanto, facendo scricchiolare le ceste che portava e avanzò con cautela, battendo gli zoccoli, sulle pietre del selciato; lo seguiva con grave incedere da console romano, un rozzo campagnuolo, ravvolto in un sudicio mantello azzurro che gli nascondeva la parte inferiore del viso, con un alto, vecchio cappellaccio in testa che egli probabilmente non si to­glieva davanti a nessuno. ')
Tutto, a Roma e nella Campagna Romana, è, agli occhi di Turgenev, .miracolo di luci, di colori e di atmosfere. Nessuna polemica contro il potere temporale. Giunto in Italia, Turgenev sembra sentire soltanto il sole, la bellezza diffusa un po' dovunque, un desiderio gioioso di riprendere a vivere. Anche il carattere della gente primitiva dei Colli Albani gli sembra vigoroso, attraente, sereno: Ci imbattemmo narra lo scrittore russo in un bel giovane sui ventidue anni che aveva le mani legate dietro la schiena ed era
1) Il TOZZO campagnuolo die avanza con grave passo <ju console romano pub richiamare un'immagine del Majkov d'ambiente laziale.