Rassegna storica del Risorgimento

TURGENEV IVAN ; ROMA
anno <1955>   pagina <21>
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Ivan Turgenev, l'Italia e Roma 21
in diligenza; come a Goethe il paesaggio di Roma gli si spalancò dinanzi agli occhi dalle alture di Monte Mario; come Goethe, Turgenev fece il suo ingresso a Roma attraverso Porta del Popolo. Il Damiani, che, tra i primi in Italia, ha avuto il merito di segnalare brevemente l'opera del Grevs, sembra forse condividerne qualche lineamento d'impostazione generale: *) Forse scrive egli nella letteratura russa la simpatia per l'Italia non ha mai dettato note di così puro e lirico amore, nessuno ha forse mai sentito così forte nell'anima propria il fascino d'Italia, nessuno ha mai saputo essere... così vivo interprete e benevolo cantore d'Italia come Turgenev.
Sono conclusioni, queste, cui possiamo in buona parte assentire, ma da cui dovremmo anche in parte separare il nostro giudizio. Turgenev, uomo di vasta cultura, di notevoli cognizioni artistiche e amico di artisti, buon conoscitore del latino e del mondo classico in genere, ha sentito profonda­mente il fascino dell'Italia e soprattutto di Roma: ma un po' ad analogia di Majkov ha sentito nel fascino di Roma l'isola tranquilla e serena in un mondo agitato, ha notato la bellezza di colori, di mirabili effetti pittoreschi, dell'aria, ha goduto l'incanto di un mondo sotto certi aspetti rude e primitivo, ma nobilitato da secoli di storia e di civiltà. Non ci sembra tuttavia di poter cogliere nelle immagini di Roma (o dell'Italia) del Turgenev quella imme­diata sensibilità con cui nelle Memorie di un cacciatore vediamo rappresentata la Russia in tutte le sfumature di luci e di colori, in tutte le più recondite e profonde fibre. E non ci sembra nemmeno, fino a prova in contrario, di poter riscontrare nelle belle, cordiali e calde pagine di Turgenev su Roma quella penetrazione in profondità fatta da Gogol', che lo aveva messo a contatto diretto della poesia del Belli e di aspetti davvero essenziali dei Ro­mani (dai preti al più minuto popolino). L'amore senza riserve per l'Italia e per Roma da parte di Turgenev riflette una pagina importante del suo occi­dentalismo. L'occidente francese e tedesco lo ha spinto a polemiche (stori* camente assai importanti, ma non sempre risolte pienamente in arte) con gli slavofili russi o, meglio, con i loro immediati discendenti ed eredi spiri­tuali. L' occidente italiano gli è apparso invece come pura bellezza e poesia, come continuità del mondo classico, come canto spontaneo e immediato di libertà, come ricordo sereno di un vagabondaggio fatto in giovinezza, come fonte di luce, di serenità e di vita. Dallo sfondo del Risorgimento italiano (visto con istintiva, poetica simpatia, senza polemiche e senza appesanti­mento di problemi) si staccano plasticamente le pagine aggraziate, eleganti, piene di fine nostalgia, di Acque primaverili. Nelle descrizioni di Roma ritro­viamo un poeta capace di entusiasmarsi sinceramente dinanzi a quello che è bello, grande e nobile, anche quando la moda del tempo comincia a volgere verso una mistica autarchia spirituale slava o verso la massiccia accetta­zione di formule materialistiche, che della civiltà occidentale esprimono un aspetto polemico ed unilaterale. Quelle pagine vive e piene di entusiasmo occupano insomma un posto dignitoso e significativo tra le descrizioni della
Roma ottocentesca.
WOLP GIUSTI Trieste, marzo 1955.
1) E. DAMIANI, Echi d'Italia i n T,, in II Giornale di politica a di letteratura, 1934, fase. 5-6.