Rassegna storica del Risorgimento

VENETO ; LOMBARDO-VENETO ; RELIGIONE ; RENAN JOSEPH ERNEST
anno <1955>   pagina <38>
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38 Letterio Briguglio
clero era quindi sommamente ostile a quelle dominazioni e fu per questo che aveva salutato con grande entusiasmo e con le più vive speranze l'in­gresso degli Austriaci nel Veneto. Speranze purtroppo vane, perchè la vec­chia politica ecclesiastica si perpetuò nel nuovo Governo. Il represso mal­contento del clero potè allora esplodere nel 1848, soprattutto a causa delle promesse di libertà fatte dai rivoluzionari; ed infatti uno dei primi decreti emanati dal Governo Provvisorio di Milano fu quello della libera comuni­cazione dei Vescovi con la S. Sede. A ciò si aggiunga il sentimento di nazio­nalità e la generale persuasione che Pio IX fosse a capo della rivolu­zione. Tutto questo aveva dato origine alle dimostrazioni antipolitiche} dal 1848 in poi. Però le concessioni sovrane in favore della libertà della Chiesa, contenute nella Risoluzione 18 aprile 1850 avevano placato molti sacerdoti.
Scnonehè il successivo provvedimento che sospendeva l'effetto di quella Risoluzione, provocò una impressione veramente sinistra. Non vi pote­vano quindi essere che tre vie per riguadagnare il clero: attuare le promesse dei rivoluzionari del 1848, ridar vigore alle concessioni già fatte alla Chiesa, stringere un concordato con la S. Sede. ' Questa era in effetti la situazione dei momento che, per essere più completa dovrebbe venire integrata con la considerazione che alcuni parroci e sacerdoti del LombardoVeneto, erano divenuti dipendenti dalle famiglie ricche,., per la loro povertà, e, rice­vendo da quei possidenti favori e sovvenzioni, Io spirito rivoluzionario di questi si trasmise anche in quelli. 2)
Col Concordato le cose cambiarono sensibilmente ma non completa­mente, anche se la collaborazione fra Governo e clero in genere divenne molto attiva, siccome aveva previsto il Patriarca.
Per quanto abbiamo potuto avvertire infatti il Concordato produsse due conseguenze negative: ima, consiste nell'accennata discrepanza fra disposizioni governative e legittime esigenze dei Vescovi; l'altra in un disagio spirituale determinatosi fra vescovi e sacerdoti. Ora tale disagio, cui non dev'essere stato del tutto estraneo il carattere politico, sì è manifestato qualche volta nella sua vera e cruda realtà. 3) Se si riflette che in base al
1) AvS.V. Ivi.
2) Ivi. Per le d isagiate condizioni economiche del Clero curato delle campagne, che non vedeva ancora realizzata per parte del Governo la fondata speranza che fin dal 1855 gli era data colla Sovrana Risoluzione 9 maggio d. a. di un equo aumento della congrua ai parroci e cappellani, vedi Prcs. Luog. Polizia, fase. IV, 91 n. 315, Padova, aprile 1860 e Udine, stessa data n. 170.
8) II concordato, fra l'altro, a cui non poco il tradizionale dissidio fra canonici e vescovi. Nella Gazzella Ufficiale di Vanesia dell'8 febbraio 1658, n. 30, si legge quanto segue:
Il capitolo della cattedrale di Verona ha portato alla S. Sede una questione , so col
nuovo Concordato resta in vigore l'antica consuetudine che dà a quel capitolo il diritto di fare la nomina dei suoi canònici, col presentare la terna a S. M. Il Concordato dice che la nomina dei canonici, eccettuata la prima dignità, spetta all'Imperatore, ma... il Capitolo di Verona continuerà a proporre nd ogni vacanza lo terne, perchè il Concordato non intende abrogare le consuetudini, che riguardano i tersi. (Vedi anche Appendice: documenti IH, IV e V).
Questa comunicazione destò subito nel pubblico la curiosità di conoscere quale fosse il vero motivo che aveva dato luogo al ricorso a Roma. Era chiara infatti la volontà dei canonici di escludere, nello nomine canonicali, ogni ingerenza del vescovo che interpretava in senso restrittivo l'art. XXII del Concordato, dissidio paleso, come rivela anche l'esprcs-