Rassegna storica del Risorgimento

PIO VI ; ROMA
anno <1955>   pagina <71>
immagine non disponibile

Un progetto di eleggere a Roma un antipapa, ec 71
erotizzarsi di un andito alla riforma religiosa, difficile a prosperare sul ter­reno romano, e del quale si vorrebbero conoscere gli altri propugnatori, oltre il della Valle. Bimane anche da spiegare come mai questi riformatori vo­lessero servirsi pei attuare i loro propositi proprio di un prelato cosi disci­plinato e zelante come il de Gregorio. Mi sembra, da ultimo, impensabile che all'elezione di un antipapa potessero aspirare proprio gli estremisti av­versari dichiarati di ogni organismo ecclesiastico.
Secondo la narrazione del Baldassarre il progetto dell'antipapa appa­rirebbe caldeggiato dai generali francesi. Egli, come la maggioranza dei con­temporanei, riconosce ai militari la preminenza sui commissari civili, che -il Direttorio aveva inviati a Roma e ai quali, come risulta chiaramente dalle sue istruzioni, aveva affidato, in realtà, il governo della Repubblica. Ora di questo progetto non si trova traccia nelle carte del Direttorio; 0 del Tal-leyrand e neppure nei dispacci da Roma dei commissari. I propositi del Diret­torio sono più radicali: allontanato il papa, impedire il ristabilimento di qualsiasi autorità centrale della Chiesa in Roma e, se possibile, impedire alla morte di Pio VI reiezione di un successore. La situazione di fatto con­siglia, per altro di dissimulare questi propositi, lasciando credere alle popo­lazioni che non si vuole nuocere all'integrità della religione. Deportato Fio VI in Francia, Talleyrand, come ho documentato altrove, accarezza l'idea di provocare uno scisma diffondendo la falsa notizia della sua morte, per poi farlo ricomparire una volta eletto il nuovo papa. Questo diabolico piano dell'ex vescovo di Autun avrebbe avuto maggiori probabilità di riuscita che non quello dell'ex canonico, ma, quando già aveva avuto la approva­zione del Direttorio, sopravvenne l'effettiva morte di Pio VI a sconvolgerlo.
Ci rimane da congetturare in qual modo l'elezione dell'antipapa avrebbe dovuto avvenirci, Visto che né il Mororii, né il Baldassarri ce lo dicono. Dispersi i cardinali in territori fuori dell'influenza francese, sarebbe stata necessaria una procedura manifestamente extracanonica. Si può immagi­nare che il della Valle, il quale aveva proposto di far eleggere i parroci romani dal popolo, pensasse che questi, a loro volta, avrebbero potuto eleg­gere l'antipapa. Ma un pontefice eletto in tal modo sarebbe stato ricono­sciuto dalle potenze cattoliche dell'Europa ? e quale autorità egli avrebbe potuto spiegare sul clero e sui fedeli ? non sarebbe stato questo un nuovo incentivo verso una più aperta e generale ribellione delle popolazioni ita­liane ?
Se l'elezione di un antipapa fu davvero progettata, questo progetto non potè sorgere se non in un clima di fervida fantasia e di irresponsabilità. Quanto poi a rappresentare il logico sbocco di un largo e consistente mo­vimento di riforma religiosa, tale cioè da realizzare decisioni così gravi, ho già confessato di non intravvedere come possa essere dimostrato. Il De Fe­lice interpreta gli avvenimenti romani del 1798-1799 come l'afférmazione di una rivoluzione popolare (almeno all'inizio, perchè poi le mancate riforme sociali avrebbero in breve tempo, anzi in pochi giorni, spinto le masse a avver­sare la Repubblica) e di un rinnovamento religioso al di fuori della tradizione cattolica. La giacobina Repubblica romana gli appare, insomma, alla luce di un ideuliypus, ricco di fascinose suggestioni) ma che contrasta profon­damente con le fonti finora a disposizione.
VITTORIO E. G-EUNTELLA