Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVI COMUNALI ; PIETRASANTA
anno
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1955
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pagina
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83
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Libri e periodici 83
Senza dubbio, all'esule Quinci il ragionare alla Merimée appariva servile. Nella sua altissima concezione etico-politica la stessa rivendicazione de la vérité eule, en dehors des idolatrica comme des vindictes de partis , che dà il tono al breve proemio della RèvoliUiont è un invito alla lotta. Àprès toni; scriveva nel '66 Allain-Targé al proprio padre l'histoirc est le seni apprentissage sérieux de la politiquc . La verità è fatta per l'età matura dei popoli ed è la sola cosa con cui possano alimentarsi e irrobustirsi, affermava Quinet: le promesse sono il trastullo dell'infanzia e della giovinezza, da cui gli pareva che solo alloro si stesse uscendo. L'esule, clic, nel Cantone di Yaud, attende con la tormentosa fede dei profeti l'ora in cui i confini della patria si apriranno di nuovo alla giustizia e alla liberta, giudica e ammonisce i viventi, rievocando ì morti di ieri, con un invito alla speranza. Ma la speranza non deve essere soltanto una parola. La via da seguire è quella che non si fonda sul caso, ma porta a scoprire idee giuste e nuove, destinate a entrare nello spirito degli uomini e a suscitarvi la giustizia, da cui nasce l'avvenire.
Come per la maggior parte dei suoi contemporanei, anche la giovinezza del Quinet s'era esaltata al mito napoleonico: il dizionario della lingua della libertà non esisteva per lui, che non riusciva a capire che quella del dispotismo, scriverà nel '58. Gli eventi successivi, lo sdegno per le spregevoli troppo facili conversioni (il ruere in servitami di Tacito riecheggia nell'empressement ó obéir di Quinet), l'influenza determinante della meditazione religiosa, la coscienza della missione dello storico, lo porteranno ad allontanarsi per sempre da quelle posizioni iniziali. Affine anche in questo al Mazzini, del quale è solo di due anni più vecchio, l'ansia di libertà, il senso austero della vita, il riconoscimento della necessità d'ima base morale all'azione ecciteranno anche in lui accenti profetici e aspirazioni di apostolato. Le grandi rivoluzioni aveva proclamato il fondatore della Giovine Italia nel primo Manifesto per gli affiliati si compiono più coi principi che colle baionétte: dapprima nell'ordine morale, poi nel materiale >. Nessuna causa, non esclusa quella sociale, scriverà nel maggio '48 alla madre, può essere intesa come di semplice reazione, o di ben essere materiale, o di puri diritti da riconoscersi; bensì come causa di progresso morale, d'una grande educazione da darsi agli uomini . Un linguaggio simile non poteva non essere quello del Quinet, il quale avrebbe potuto benissimo definirsi, come l'Italiano, <quello che gli nomini chiamano un rivoluzionario; ma in modo diverso da quello dei molti rivoluzionari dei giorni nostri. H giovane ventiduenne, che sentiva risuonare nella propria anima l'eco tumultuosa dei secoli, accettava, attraverso la più varia esperienza spirituale e culturale, i concetti romantici di progresso e di missione dei popoli, affermava il valore degli individui-guida, poneva al centro della storia la coscienza umana, sentiva come esigenza essenziale il legame tra le idee religiose e le istituzioni politiche. La rivoluzione del 1830 inciderà fortemente sulla sua formazione e sulla sua fede nel destino della Francia e dell'umanità. Anche ac, lontano da Parigi, non partecipa alle giornate di luglio, saluta in queste l'aurora di un'epoca nuova. La libertà diventa per Ini religione con tetto che passerà nell'Orioni della Lotta politica e Croce farà centro e motore della storia europea dell'Ottocento * lo religione vera del diritto e della giustizia, l'essenza stessa della storia. Di qui il suo primo incamminarsi alla revisione della rivoluzione dell' *89, del mito democratico e della tradizione giacobina, ma di qui anche la rinnovata ammirazione per Napoleone, sentito quasi come il Carlomagno della democrazia.
Ma verrà il '48 con la sua rivoluzione, i drammatici fermenti sociali, la borghese paura dei roii il successivo avvento del nuovo Cesare, e il Quinet, esule