Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVI COMUNALI ; PIETRASANTA
anno
<
1955
>
pagina
<
88
>
88 Libri e periodici
lizzare questi molivi, il Manacorda ha fatto una vivace rassegna degli storiografi della rivoluzione francese, dal pruno atteggiamento piuttosto da pubblicista polemico che da storico di E. Buricci che scriveva nei '90 le sue Réflexions indignato per la rottura della continuità storica da parte dei rivoluzionari (il giudizio negativo di Manacorda sul Burke, in contrasto con quello crociano è confermato dal Fueter nella sua Storia détta storiografia moderna) a Benjamin Constant e a M. de Staci con la condanna degli eccessi del '93, dalla prima difesa del Terrore da parte del Buonarroti, all'anticlericalismo di Michelet e alla sua mitizzazione del popolo, da Louis Blanc la voce del socialismo quarantottesco al più maturo frutto della storiografìa liberale U ancien regime et la Revolution di Tocqueville, dal Mignct al Thiers, dal Taine al suo acuto confutatore, l'Àulard. Un biografo di Jaurès, lo Zevaès (lo ricorda Luigi Salvatorelli in La Nuova Stampa del 27 novembre 1954) pone fra gli autori che hanno avuto influenza sulla Bistoire socialiste, accanto a Marx, Michelet. Ai due si può aggiungere* senza timore di congetture azzardate, perchè lo afferma lo stesso Jaurès nella conclusione della sua Introduzione generale, Plutarco. GIUSEPPE TALAMO
RAFFAELE FASANAIU, Le deputazioni veronesi a Napoleone Bonaparte nel 1797 (Fondazione Cangrande. Collana di ricerche e studi veronesi, 5); Verona, Vita veronese edi-L, 1953, in 16, pp. 96. L. 400.
RAFFAELE FASANAIU, La deputazione veronese ai Comizi di Lione (1801-1802). Estr. dal volume Studi storici veronesi' (Raccolta monografica di studi storici veronesi, 20); Verona, Vita veronese, 1954, in 8, pp. 51. S. p.
Quattro furono le deputazioni principali che la Municipalità veronese inviò al generale Bonaparte nel corso del 1797 e tutte ebbero lo scopo di ottenere che le pesanti contribuzioni imposte dai Francesi fossero ridotte a proporzioni più tollerabili. Il compito più ingrato fu quello della deputazione che dovette affrontare il generale all'indomani delle Pasque veronesi, ma anche le altre non lo ebbero facile, poiché le pretese dei Francesi si facevano sempre più dure e la Municipalità doveva fronteggiare le crescenti imposizioni degli occupanti (si vedano ad esempio le cifre indicate a p. 31) e l'aumentata resistenza dei Veronesi. In queste condizioni l'espediente migliore sembrò quello di affrontare il male alle origini, ricorrendo, cioè, direttamente al generale.
Di queste deputazioni l'A. pubblica i carteggi con la Municipalità (di particolare importanza quello di Sebastiano Salimbeni), insieme con alcune lettere indirizzate a Bonaparte. Questi documenti, tratti dall'archivio della Municipalità conservato nella Sezione di Archivio di Stato di Verona, insieme con l'illustra rione che ne fa l'A. (il quale chiarisce sulla scorta dei dati biografici i motivi che condussero alla scelta dei diversi deputali), danno un quadro assai eloquente della situazione economico-finanziaria, nella quale si dibatteva Verona. Le deputazioni raggiunsero il loro scopo? L'A. conclude positivamente, affermando che la Municipalità oltre a ricavarne alcuni vantaggi materiali, ne trasse altri morali e principalmente quello di continuare non ostante tutto ad amministrare, con la speranza o l'illusione che i deputati ottenessero il miracolo. Tra le conseguenze di carattere politico l'A. segnala i contatti che i deputati veronesi ebbero modo dì in tessere con gli inviati delle oltre regioni italiane.
Nel breve saggio dedicato ai Veronesi che fecero parte della Consulta di Lione, l'A. che ha potuto giovarsi di documenti inediti degli Archivi di Stato di Milano e di Verona, completa i cenni biografici, già forniti dal Da Como, e ricostruisce le vicende che portarono alla nomina dei deputati, vicende faticose,