Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVI COMUNALI ; PIETRASANTA
anno
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1955
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pagina
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92
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92 Libri e periodici
quelle storiche, i continui richiami alla precedente opera dell'A. su la storia del collettivismo e il dialogo condotto con i recensori di questa, mentre rendono più difficile la lettura, tolgono alquanta sicurezza e precisione al tentativo di interpretazione generale dell'evoluzione sociale dell'umanità.
Ciò detto, va riconosciuta subito la vasta preparazione, specialmente giuridica, del M. e la presenza, nel suo studio, di un canone critico-metodologico sostanzialmente valido. È vero che l'À. pare indulgere ad una definizione del collettivismo assai lata, forse troppo lata per essere utilmente discriinin air ice di ordinamenti svariàtissimi nei tempi più diversi, e sembra concedere troppo scarsa attenzione alle concrete situazioni storiche, da cui nascono gli ordinamenti considerati: così che l'ampiezza del canone va a scapito della sua precisione e la storia del collettivismo rischia di confondersi puramente e semplicemente nel suo comprendere ogni limitazione e negazione della proprietà individuale con la maggior parte delle note storie del socialismo e di ridursi al mutamento del termine preferito. Tuttavia mi pare solida nel M. la convinzione della possibilità di ritrovare nel passato e di auspicare per l'avvenire una forma di socialismo democratico ancorato alla libertà del singolo e alla proprietà collettiva, E questa sincerità salva indubbiamente la sua ricerca, nel corso della storia, degli spunti e degli aneliti collettivistici.
Pagine interessanti si leggono sul comunismo cristiano primitivo (54 ss.), snl diritto longobardico (68 ss.), sugli ademprivi sardi (75 ss), sulla critica settecentesca del concetto di proprietà (94 ss.), sul socialismo tributario degli Stati Imiti d'America (123 ss.), sul revisionismo marxista (175 ss.). Nel cap. Y, nel quale pure domina un linguaggio hi cui i termini filosofici, giuridici e sociologici sono usati con un'abbondanza che va decisamente a scapito della chiarezza e linearità dell'esposizione, le osservazioni intelligenti 'sull'esperimento russo sono numerose e, sebben condotte per lo più sulla falsariga del Berdiaeff e del Barbagallo, non prive di originalità. Indubbiamente acute sono le considerazioni sugli ostacoli ad uno sviluppo dello spirito collettivistico esistenti nel cosiddetto mondo occidentale. Pienamente accettabile (225 ss.) è l'analisi del contrasto fra collettivismo e imperialismo.
Certo, l'aver tentato una sintesi storica cosi vasta ha spinto l'A, incontro a gravissime difficoltà, a inadeguatezze, a squilibri:, che si sarebbero evitati se egli avesse limitato il suo esame a taluni fenomeni storici, assunti ad esempio della sua particolare definizione di collettivismo. Quando il M. affronta, nel cap. HI, l'analisi delle repubbliche cristiano-sociali d'Albania dal Medioevo ai giorni nostri, egli rivela la precisione e l'originalità del suo modo di affrontare questioni concretamente definite. Se egli si fosse attenuto a questo metodo, indubbiamente l'opera sua sarebbe stata meno esente da pecche. Ora, invece, è facile trovare, nel suo testo, considerazioni non essenziali o frettolose o inesatte. Ne segnalerò alcune: a p. 16 ss. l'A. si sforza di dimostrare che non si può attribuire a Marx * la paternità e l'invenzione del socialismo , il che è cosa risaputa e ammessa in più luoghi esplicitamente dallo stesso Marx, ove si consideri il socialismo soltanto come l'aspirazione al superamento dell'individualismo. Cosi è troppo sbrigativa la negazione (p. 17) di ogni matrice marxistica alla socialdemocrazia e (passim) di ogni possibile democraticità del marxismo. Sembra poi, a p. 92, che il M., quando crìtica l'uso del termino utopia per lo dottrine socialiste precedenti quella marxistica, non sì renda conto che ciò che distingue le dottrine utopistiche da quelle realistiche non è evidentemente la struttura teoretica o l'esigenza generica della dottrina In se stessa, ma l'attenzione rivolta dalla dottrina alle forzo > storicamente concreto che potrebbero o dovrebbero farsene bandi irici e realizzatrici. Né ci pcrsuude la troppo facile estensione della qualifica di socialista > al Rosmini al Gioberti e ad altri nomini del Risorgimento., nei quali II momento