Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVI COMUNALI ; PIETRASANTA
anno <1955>   pagina <97>
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Libri e periodici 97
rati vi della fede; di qui una posizione puramente difensiva di fronte al mondo ed una perdita di influenza su di esso. Respingendo ogni idea di trasformazione, egli difende perciò l'ani i co ordine politico e so ci alo che considera Indispensabile al bene della Religione e delle anime fino a rischiare di subordinare questo a quello, senza sospettare il pericolo di sacrificare ad una stabilità temporale e perciò contingente dei principi spirituali cosi gravi come quelli della giustizia sociale e quindi la fede di tutta una categoria sociale.
Il conservatorismo dell'Arcivescovo di Tolosa è anche difesa, contro l'accen­tramento romano, di molti motivi gallicani, della rigida autonomia dello Stato sul piano temporale, del ruolo preminente dell'Episcopato nella vita della Chiesa. Di qui la difesa ad oltranza della missione esclusiva della Gerarchia contro le pretese di usurpatori di un ministero che non è stato loro affidato , di qui l'opposizione a tendenze vagamente presbiteriane e accentuatamente ultramontane che gli apparivano offensive per la Chiesa di Francia, alle cui tradizioni ed alla cui autonomia egli, pur nella fedeltà entusiastica alla Santa Sede, rimase sempre particolarmente legato. Ciò spiegherà il suo atteggiamento nei confronti di Doni Guérangcr e della riforma liturgica propugnata dai benedettini, che veniva a colpire le tradizionali forme gallicane e tolosanc.
Date queste premesse, inevitabile era anche la sua opposizione al movimento lamennaisiano, che riprendeva il motivo caro al De Bonald sul valore sociale della Religione. Il cristianesimo, prima subordinato alla difesa dell'ordine stabilito, tendeva però, con l'abate bretone, a diventare strumento di rinnovamento pro­fondo, di rivoluzione politica e sociale. L'atteggiamento ostile del d'Astros, di formazione legittimista e gallicana, si era delineato fin dall'inizio di fronte al-Fultramontanismo aggressivo di chi si volgeva direttamente al Papa per liberare la Chiesa di Francia, accusando i vescovi come retrogradi e asserviti al potere civile. L'Arcivescovo di Tolosa condivideva già le preoccupazioni dell'Episcopato francese inquieto per l'influenza rivoluzionaria che acquistava il prete giornalista sul giovane clero, spinto all'insubordinazione contro lo Stato e contro i vescovi in nome di un curialismo senza freno.
Più decisa ed aperta divenne poi la sua opinione quando La Mcnnais accentuò i motivi liberali di lotta contro le autorità civili fino a turbare quel-l'accordo fra Stato e Chiesa (fra governo ed episcopato) che il d'Astros aveva sempre desiderato e raggiunto. La Mcnnais voleva, e sosteneva con motivi non sempre conformi al dogma cristiano, che i cattolici prendessero coscienza del fatto che la Francia non era più una società totalmente cristiana e che perciò i metodi d'azione religiosa di un tempo avrebbero dovuto, per rimanere efficaci, subire una profonda trasformazione, non limitarsi alla conservazione della Fede, ma volgersi ormai anche alla conquista di anime.
L'episcopato si sente minacciato dai novatori che, scavalcando i vescovi, loro superiori immediati, si rivolgono a Roma, che potrebbe essere commossa ed attratta dalle loro proteste oltramontane. D'Astros accusa La Mcnnais di promuo­vere delle < nonveautés , di sobillare fedeli e clero (si parla di tendenze presbi­teriane) contro fi governo ed i vescovi. Non si limita perciò a mettere in guardia ì diocesani, ma si fa promotore di un indirizzo alla Santa Sede (censura di Tolosa ) perchè sia condannato VAvenir.
Intorno ai 1840, mentre la questione operaia si viene imponendo all'attenzione generale, l'Arcivescovo di Tolosa manifesta la sua posizione di fronte ai problemi sociali. Egli è convinto che il bene temporale, sociale, dell'umanità non debba interessare la Chiesa che in linea molto secondaria, e in questo campo il suo ruolo consisterebbe principalmente nell'appoggiare le iniziative giudicate opportune dallo Stato, dal governo (per abolire, ad esempio, l'accattonaggio). Inutile e ripro­vevole è del resto ogni tentativo di mutamenti sociali: solo rimedio spirituale e morale è, a suo parere, il ritorno alla Religione; solo rimedio economico: