Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVI COMUNALI ; PIETRASANTA
anno <1955>   pagina <103>
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Libri a periodici 103
grafia apologetica sul Cavalletta, per un saggio sull'aiiiviià del Comitato Centrale Veneto, e, marginalmente, per altri scritti di storia padovana; ma l'utilizzazione sua fu parziale, limitata si può diro ai documenti degli anni 1863-66.
H Cella ha ora diligentemente esaminato Tingente fondo in gran parte ine­splorato; ba utilizzato prevalentemente i documenti politici, ma anche i tecnici là dove questi potevano meglio illuminare la personalità del C. che associò assi­duamente lavori pubblici e politico, si che i suoi interventi alla Camera furono bene spesso politico-tecnici.
La narrazione (che si fonda, oltre che sulle carte citate, su documenti del* rArchivio di Stato di Mantova e del Museo civico di Padova) lascia scorgere l'involuzione politica del Cavalletto. Nel 1848 egli combattè per la Repubblica veneta, condividendo sostanzialmente le posizioni del Manin; nel 1850 formò in Padova un Comitato mazziniano tra persone di buona famiglia (già sin d'ora riteneva che il popolo si doveva lasciarlo stare ) per il che, arrestato il 4 lu­glio 1852 e rinchiuso nel Castello di Mantova, fu condannato a morte il 28 feb­braio 1853, e scontò poi di fatto il carcere duro in Josephstadl fino a tutto il 1856. Dall'epoca del soggiorno nel carcere mantovano datano la sua evoluzione dall'agno­sticismo e indifferentismo religioso ad una religiosità vagamente evangelica, ed il suo accostamento alle posizioni politiche dei moderati. Piò. tardi, esule a Torino, appoggerà il Cavour e rinnegherà la guerra di popolo, l'iniziativa popolare; in occasione dei moti friulani del 1863-64 si schiererà contro i mazziniani.
La parte più interessante e più nuova del lavoro del Cella riguarda il periodo successivo al 1866. Scarsa fu l'attività politica del Cavalletto durante il governo della Destra; essa ebbe una certa ripresa dopo il 1876, in senso netta­mente conservatore. (In particolare, aggiungiamo noi, il C. cercò di spingere il Depretis ad una politica forte contro le nascenti organizzazioni operaie del Mantovano). Per questo motivo appoggiò il trasformismo e, successivamente, i governi dell'ordine del Crispi, la politica crispina contro gli irredenti, le guerre coloniali. Conservatorismo politico-sociale, anticlericalismo (si oppose all'insegna­mento religioso nelle scuole) e interessamento costante alle questioni idrauliche sono i poli attorno cui si aggira l'ultima fase dell'attività sua, continuata fin quasi alla morte.
Il saggio del Cella è pregevole per il rigore del metodo, l'intelligenza nel l'utilizzazione e nella presentazione del materiale, la chiarezza espositiva. Esso è una prova del valore che rivestono le carte tuttora trascurate di figure minori del Risorgimento, utili non tanto per rivendicare l'opera di singoli personaggi, quanto per ricostruire concretamente l'ambiente, l'opinione pubblica, la vita poli­tica effettiva del tempo, al centro e alla periferia. ROBERTO BERAROI
FRANCO ARESE, Cavour e te strade ferrate (1839-1850) con documenti inediti ; Milano, Edizioni Amici del Museo dei Risorgimento, 1953, in 8, pp. 180. L. 1250.
Sulla scorta di una ricca documentazione inedita (raccolta in appendice) da vari arenivi, Franco Aresc indaga sull'attività del Cavour uomo d'affari nel periodo che precede l'azione politica e governativa vera e propria. Lo studio del Marchetti sul Cavour e la banca di Torino e questo, che qui segnaliamo, presentano un Cavour in parte inedito, ricco di entusiasmo per i ritrovati della tecnica, e di interesse per ogni formo di moderna applicazione. Nel nuovo mezzo di trasporto, che in varie occasioni ha avuto modo di sperimentare all'estero, Cavour vedeva qualche cosa di più, di un mezzo moderno di comunicazione tra le Provincie dello Stato piemontese ed olire regioni italiane. Lo slargarsi del mercato e l'attività della borghesia nelle diverse imprese erano un sintomo del rinnovamento che poneva il Piemonte al passo con le più evolute nazioni d'Europa.