Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVI COMUNALI ; PIETRASANTA
anno <1955>   pagina <107>
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Libri e periodici 107
Ciati attraverso lo studio di un conflitto fra tendenze politiche contrastatili, elle fanno capo a due grandi figure, ma insomma pur sempre a due uomini, di cui si scoprono virtù e difetti, più imparzialmente di quanto sembri a prima vista. Lo studio degli uomini, dei caratteri, ecc., è condotto con una cura particolare, ina non direi che ci s'alzi sempre a quel livello al quale ci ha abituati la migliore storiografia anglosassone: il M. S. del resto non si trovava di fronte ad un compito facile. I personaggi sulla scena, infine, richiamano in generale tutta l'attenzione dell'interprete, e il lettore è invitato a guardare soltanto chi è di scena. Resta in ombra tutta una serie di avvenimenti che non si agganciano alla lotta politica immediata, e si potrebbe quasi dire che in molti casi l'affollarsi delle immagini e delle testimonianze non basta a chiarire il gioco profondo, l'evolversi più lento e silenzioso di una società strutturata in modo arcaico quasi tutta l'azione si svolge nel Mezzogiorno cosicché dopo aver gustato tanti dettagli, ed anche tanti giudizi d'insieme, si finisce per restare insoddisfatti e per desiderare un'inte­grazione, talora anche una rettifica, che partendo dalla preziosa analisi del M. S. ci conduca tuttavia più oltre.
Ci domandiamo, anzitutto, se l'indagine sul concetto e sulla pratica realizza-zione della dittatura garibaldina non poteva condurre a conclusioni più precise, e in certo senso anche più problematiche, anche perchè il M. S. sembra dare un po' troppo come un postulato il carattere positivo della democrazia garibaldina in Sicilia e a Napoli. Tuttavia possiamo servirci delle sue stesse osservazioni per constatare che la politica garibaldina, guidata per un certo tempo soprattutto dal Crispi, non coincide con una opinione pubblica , in Sicilia soprattutto. II M. S. giunge anche a domandarsi, saggiamente, se mai fu dato al popolo sici­liano, alla maggioranza di tal popolo, di far sentire in qualche modo la sua reale opinione, di manifestare per vie legali le sue esigenze, che magari si esprimevano in modo violento e, tumultuario attraverso le sommosse contadine, già studiate dallo stesso M. S. in un pregevole saggio, e più recente da F. S. Romano, in un capitolo dei suoi Momenti del Risorgimento in Sicilia (Messina-Firenze 1952). Certo, il M. S. ci aiuta più e meglio di altri a sostituire al provvidenzialismo artificioso di certa storiografia risorgimentale, che troppo ottimisticamente insìsteva sulla prestabilita armonia di due forze politiche eterogenee, la moderata e la democratica, una nozione più realistica delle penose divergenze e della spesso totale incomprensione reciproca, che pur dà luogo ad una collaborazione per antitesi, come ad un fuoco che nasce dall'urto e dall'attrito fra corpi estranei-Ma avvicinandoci cosi alla vera storia dell'unificazione, desidereremmo poi anche conoscere spregiudicatamente il rapporto di consenso, o di mancato consenso, che via via si venne a creare fra la piccola avanguardia rivoluzionaria garibaldina e la popolazione che si stava liberando dal dominio borbonico: il M. S. non ignora che, ad esempio, la paura della coscrizione era fortissima in Sicilia anche nel momento culminante della lotta antiborbonica. Si veda a pag. 59 quello che fu scritto da Floridia al Criepi il 14 agosto del '60, ed il commento del M. S.: è ovvio che la Sicilia non era pronta per l'autogoverno, e neppure forse per un plebiscito a suffragio universale che decidesse del suo avvenire... Anche sotto l'apparenza del "suffragio universale", sarebbero state le cosiddette classi diri­genti che avrebbero determinato l'esito; e fra queste classi non prevaleva un qualsiasi indirizzo radicale o liberale conforme a certi schemi Iconventional, nel testo). Le questioni che separavano Cavour da Garibaldi, La Farina da Crispi non eran sempre le più intensamonte sentite in Sicilia (pp. 59-60). Ancora un passo innanzi, e si giunge a constatare che l'autonomismo siciliano, anzi gli autonomisti siciliani, di cui il M. S. individua bene alcuni più tipici atteggiamenti, evocano tutta una serie di problemi locali d'immenso interesse, e sui quali ben di rado potè sof­fermarsi l'attenzione dei collaboratori politici dj Garibaldi. Né basta che l'inter­prete studii tali correnti autonomistiche come una * terza forza nel gioco politico