Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVI COMUNALI ; PIETRASANTA
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1955
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Libri e periodici
del '60, cioè nel contrapporsi di due grandi direttive, e di due forze politiche in qualche modo estranee alla vita e agli interessi particolari dell'isola (a p. 61, e passim, il M. S. ha acute osservazioni in merito): occorre scendere più in basso per comprendere quell'umile e molteplice Italia delle regioni, delle province o addirittura dei villaggi, che non poteva essere afferrata dal grande appello della rivoluzione democratico-nazionale garibaldina, e che doveva accenderai spesso soltanto per un Garibaldi mitico, in veste quasi di taumaturgo e di salvatore degli oppressi: il Garibaldi reale era invece tutto preso dal desiderio di trascinare l'Italia intera verso Roma, di tagliare il nodo gordiano della Capitole, conservando pur nella forma monarchica tonta parte dell'ideale mazziniano di una nazione-chiesa, di un popolo redento nell'opera e neDa lotta comune. I1M.S. parla, è vero, dei varii patriottismi regionali italiani, ma non parla abbastanza dell'aspetto dottrinario che assume inevitabilmente l'ideale della patria una e indivisibile, delia guerra di popolo , di fronte a un'esperienza concreta cosi delusiva, come quella che si ebbe, in fondo, nella liberazione del Mezzogiorno : soltanto quando il Piemonte di Cavour assume l'iniziativa unificatrice, o la ruba in qualche modo dalle mani dei democratici, il M. S. giunge a una piena valutazione di quél distacco fra ideale e realtà, che poteva essere colmato soltanto con una lenta costruzione di strutture istituzionali atte a creare una coscienza civica, o addirittura il senso dello Stato t> (efr. in specie le pp. 412417). È inutile dire che nessun problema poteva essere risolto attraverso un'entusiastica, ma primitiva e confusa intuizione della grandezza di un ideale personificato nell'eroe Garibaldi, ed in tal senso non erano certo ingiustificati i sarcasmi dei cavouriani di fronte aY idolatria di Garibaldi: il M. S. parla dell'entusiasmo che si accende in Calabria come un'immensa fiamma da un monte all'altro, con l'avanzare dei Garibaldini, ma non valuta abbastanza il senso e i lìmiti di questa emozione delle masse, non si ricorda di menzionare il primo e vero grande scacco della politica rivoluzionario-democratico-garibaldina, che fu quello di non riuscire a sciogliere in un fuoco d'entusiasmo patriottico nazionale tutto l'esercito borbonico, e di farne un nucleo di forza regolare da inserire nella grande leva in massa per la guerra nazionale di liberta. Di grandissimo interesse sono le pagine che il M. S. dedica alla pro-dittatura del Riordini in Sicilia, perchè l'opera politica del democratico toscano evoca dinanzi ai nostri occhi l'immagine di una possibile mediazione fra i grandi ideali della politica democratico-nazionale e le esigenze locali: si ha pure una mediazione fra gli interessi del ceto abbiente conservatore ed esigenze progressive, e si viene quasi a creare una piattaforma istituzionale per la costituenda assemblea siciliana... (efr. i capp. XVIII, XX, XXHI). Ma si deve tener presente in generale che l'idea di una Costituente, tenuta viva per tanti anni dai democratici, e che ancora qualcuno avrebbe messo innanzi dopo lo scacco del '60, non era sempre connessa all'esigenza di una difesa di interessi e di istituzioni locali: anzi la lotta contro ogni particolarismo era nella logica della democrazia una e indivisibile come in quella dello Stato monarchico unitario che venne ad affermarsi. (Cfr. anche i cenni sui decreti cenlralizzatori del 16-20 settembre, voluti dal Bertoni, a pog. 279 e segg. e sul dissenso fra Mordini e altri capi del partito d'azione, p. 277). Né direi col M. S. che Cavour obbedì alla logica della centralizzazione autoritaria quasi come uno stratega che prepara in segreto i suoi pioni, e li applica a tempo e luogo, mentre abilmente sbandiera formule più liberali (cfr. p. 398): direi che Cavour si trovò preso come in una morsa tra esigenze tanto urgenti, li carattere militare e diplomatico, oltre che politico, e fu costretto ad agire sempre in mezzo a circostanze eccezionali, in quel periodo culminante e conclusivo della sua battaglia politica. Non stupisce che rinunziare a certo premesse ideali, che pure appaiono ben radicate in lui (efr. anche ciò che abbiamo osservato a tal proposito in un incompiuto saggio su / problemi dell'unifraziona, in Quaderni di cultura, Livorno, a. II, nn. S e 6, moggio e giugno 1953). Talvolta lo stesso M. S. ammette