Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVI COMUNALI ; PIETRASANTA
anno
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1955
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pagina
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Libri e periodici
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che il problema delle concessioni speciali alle regioni liberale del Mezzogiorno poneva in questione le basi stesse dello Stato nazionale (p. 411): ma non tiene poi conto di tale constatazione nelle considerazioni successive, dove non si condanna soltanto la politica pirmontcsistica e centraiizzatrice adottata nel Mezzo giorno, senza concedere nessuna attenuante, ma si sottolinea in modo eccessivo l'ambiguità, die è anzi per il M. S. vera e propria doppiezza, della politica del Cavour (pp. 416-7).
Questo criterio di giudizio moraleggiante, che tante volte affiora nell'opera del M. S., viene messo anche troppo di frequente in campo per rivalutare mora!' mente, cioè in fondo attraverso un criterio estrinseco, l'azione politica dei demo oratici. Non vogliamo dimenticare che tal giudizio morale può riempirsi di un contenuto concreto, quando si vaiata l'efficacia di certi atti per costruire una coscienza civica, le basi spirituali insomma, per il nuovo Stato nazionale. Uimmo-ralità della politica del Cavour e dei suoi mediatori nel Mezzogiorno è sensibile dove la propaganda cavouriano-modcrata si traduce in diseducazione, in corruzione volontaria e involontaria, e ciò avviene soprattutto in quella serie di intrighi che egli fece ordire a Napoli, in contatto con uomini come il conte di Siracusa, e nel vano tentativo di suscitare un moto antigaribaldino. Anche se gli inviati cavouriani si potevano vantare spesso di uscire dalle galere borboniche (Nisco, Poerio, ecc.), essi agivano ambiguamente, ed evocavano un regime di compromesso dalle macerie del Regno crollante. D'altra parte il M. S. non rileva abbastanza come i collabo-retori meridionali dei Cavour, detestati ormai in quanto piemontesisti, tenessero poi spesso fede ad un ideale di moralità politica ben degno di essere paragonato a quello di molti fra i patrioti democratici e garibaldini: fu lo Spaventa, ad esempio, cavonriano e moderato, che iniziò, poco dopo conquistata l'unità, un'eroica battaglia contro la camorra a Napoli. Garibaldi ed i suoi collaboratori politici più dottrinariamente intransigenti si erano piegati fatto gravissimo, non abbastanza rilevato dal M. S. ad accettare come mediatore un Liborio Romano, quando si trattò di entrare a Napoli pacificamente (poiché alle soglie della città Garibaldi giunse, come è noto, accompagnato da pochi uomini e non armato). E sarebbe forse giusto di non farne un capo d'accusa per Garibaldi, che era dotato, come più volte ha notato il M. S., di un cosi pronto intuito per i sentimenti popolari: certe conquiste politiche esigono un certo prezzo... Certo questo prezzo, dal punto di vista dei principii e della moralità politica, della costruzione delle basi per un nuovo Stato, era assai alto: alto forse quanto quello che Cavour era stato costretto a pagare (cfr. p. 443) quando aveva voluto valersi deWopportunistico gioco diplomatico, appoggiandosi a Napoleone IH, per la lotta nazionale, ma cedendogli Yitaliana Nizza, cara al cuore dei democratici e soprattutto di Garibaldi. Ho notato già altrove, infatti, che Liborio Romano impersonava il napo-Ictanismo in senso esclusivo, la difesa dei privilegi della capitale borbonica, di un regime paternalistico, ed insomma un borbonismo senza Borboni> (Moderati e democratici, lotta politica e lotta sociale in Italia nel 186Ù, in Quaderni di cultura, eh., a. Ili, n. 6-7, giugno-luglio 1954, pp. 401-10). Dove non era possibile improvvisare un'educazione civica, e ancor meno il senso dello Stato, oltre il limite del particolarismo locale o municipale, la politica democratico-nazionale assumeva {orzatamente un tono astratto e poteva trasformarsi in un dispotismo illuminato, con un fondo di autoritarismo (assai chiaro per esempio, nei provvedimenti del Cri spi contro le manifestazioni favorevoli alla parte avversa, in Sicilia) oppure poteva scendere a compromessi con un certo paternalismo lazzaronesco, o con certo pscudouniiarismo di napoletuniati dcmocraticbeggianli alla Ranieri, alla Ricciardi, ecc. (art uh. dL, in Quaderni di cultura, p. 405). Se l'esperienza del regime garibaldino a Napoli avesse potato durare più a lungo il M. S. afferma che un'amministrazione garibaldina a Napoli avrebbe potuto almeno reggere il confronto con quella di un moderato come il Fari ni, che deluso tutti (pp. 430-1,