Rassegna storica del Risorgimento
ARCHIVI COMUNALI ; PIETRASANTA
anno
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1955
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pagina
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110
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110 Libri e periodici
442-43) 1 problemi gravissimi della società meridionale, l'eredità del borbnmsmo, le conseguenze inevitabili del periodo di crisi e di interregno avrebbero proba* bilmente spinto i collaboratori pò Li li ci del condottiero dei Simile"; verso soluzioni di tono piuttosto autoritario. Ammesso poi che si fosse anche potuta evitare la deplorata piemontesizzazione, e si fosse meglio compreso l'insieme dei problemi locali, -ben difficilmente si sarebbe potuta suscitare dal nulla una classe politica democratica, capace di trasformare in stabili istituzioni le intuizioni feconde di quei pochi consiglieri di prim'ordìne che Garibaldi poteva avere accanto a sé. Al M. S. sembra invece che per far bene tutto bastasse fare appello alla buona natura dei meridionali, che i cavouriani avevano il torto di disprezzare e di ritenere corrotti (pag. 442).
In realtà vi sarebbe mollo da dire su quel pericoloso complesso di superiorità di cui si rivelano affetti Cavour e quasi tutti i suoi informatori e collaboratori nel Mezzogiorno, nonché sul circolo vizioso che s'instaura nei rapporti fra Nord e Sud, nel '60, e soprattutto dopo l'annessione (il M. S. svolge acute considerazioni in merito, pp. 413 e seg.) ma come non condividere certe impressioni del Mancini, del Scialoja, del Massari, ecc.. sulla corruzione diffusa nel Mezzogiorno, se non altro fra coloro che avevano goduto di privilegi e di favori particolari sotto il regime borbonico, a Napoli e nell'altra città capitale privilegiata Palermo, più che altrove; ed ancora, sul carattere astratto ed arcaico della cultura politica della vecchia classe dirigente meridionale? U M. S. non mette abbastanza in luce i limiti delle dottrine autonomistiche di un Cenni, di un Liborio Romano, e stranamente convalida le critiche di quest'ultimo a quegli emigrati piemontesisti, che apparvero set-tarii a Napoli, ma non sempre per colpa loro : assai spesso si trattava semplicemente di una reazione contro i loro metodi e contro le loro persone, che riuscivano sgradevoli per ragioni lutt'altro che ideali e disinteressate: essi non erano soltanto quei frustrateci and embittered men di cui ci parla il M. S.'(p. 419) ma degli uomini che avevano assimilato una nuova esperienza politica, e stentavano a trapiantarla in casa propria, mentre si scatenavano infinite ambizioni turbolente ed operose come scriveva il Mancini al Cavour (30 settembre 1860. Cart. Cav., Lib. del Mezzog., IH, 234) e imperversava Yimpiegomania, cui non poco contribuivano anche i garibaldini e le loro clientele.
U M. S.. sa .individuare il nucleo vivo del liberalismo cavouriano, ma una certa quale amarezza che pervade la sua interpretazione, e che diviene quasi una forma di risentimento di fronte agli errori che il Cavour commette nel Mezzogiorno, di fronte alla sua ambiguità o grettezza (a p. 161, 419, 423, 424, il M. S. cita dei giudizi dell'inviato inglese a Napoli, Elliot, e di altri testimoni britannici, che in qualche modo anticipano su questi suoi sentimenti: ma si tratta appunto di sentimenti più che di giudizi storici) svanisce quasi il senso di rispetto che egli prova di fronte alla superiorità evidente dei metodi politici cavouriani (p. 433, per la fede di Cavour nella lotta politica parlamentare, o nella sua personale missione; su questo anche p. 439). Cavour è visto troppo ancora come erede della politica del carciofo sabaudo-piemontcse (p. 411), dimenticando l'importanza e l'efficacia davvero rivoluzionaria della sua conversione all'unitarismo, sulbi quale ci inducono a riflettere maggiormente anche i carteggi ultimamente editi (vedi per esempio il commento di N. Valeri agli ultimi volumi dei carteggi sulla Liberazione del Mezzogiorno, in La Nazione Italiana 22 dicembre 1954); si sottovaluta pure la sua lotta su due fronti, contro la tesi della dittatura democratica garibaldina, da un lato, che assumeva aspetti particolarmente ambigui quando sfociava in una collusione con la politica personale di Re Vittorio, e contro la dittatura regia> auspicata dai Ricasoli, dai Salvaguoli, ecc., che eron disposti a riprendere, come ha notato di recente il Maturi, quel motivo robespierriano che il Thiers dcWHitoirc de la Revolution francahe aveva riempito di un contenuto conservatore (W. MATUKI, / carteggi di Cavour, in Corriere della Sera, 12 novom*