Rassegna storica del Risorgimento

ARCHIVI COMUNALI ; PIETRASANTA
anno <1955>   pagina <117>
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Libri e periodici
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Quel dissidio in ultima analisi, come nota l'Autore, traeva, origine dalla intima impossibilità della Chiesa ad accettare un assetto sociale fondato su una unirà dimensione, di tipo quantitativo, quella dell'economicità e imperniato perciò rome fulcro centrale sull'istituto giuridico della proprietà. Di fronte a questa esigenza di 'ondo i cattolici non seppero superare il dilemma di una impostazione integralista di semplice difesa del passato, con tutti i privilegi che esso assicurava alla Chiesa, o di una utilizzazione strumentale del nuovo, della democrazia, per una riconquista della società e dello Stato alla Chiesa. Essi non intesero, prima di Luigi Sturbo, sul quale si accentrano perciò, seppure non senza riserve, le simpatie dell'Autore, la necessità di un superamento dei termini stessi di questo dilemma, superamento pos­sibile solo attraverso un nuovo sviluppo della società civile che avrebbe dovuto assicurare obiettivamente per sua natura, la massima autonomia e sovranità in se e per sé, della produzione religiosa, come di ogni altra produzione in genere non ridu­cibile a espressione e dimensione economica (pag. 273). Luigi Sturzo appunto fu il primo che seppe inquadrare il problema della Chiesa e della sua opposizione all'ordi­ne borghese, e ancor più concretamente la questione romana in un più ampio pro­blema di sviluppo della società civile che portasse al superamento dei limiti propri dell'ordine borghese. La questione romana non fu infatti, per il popolarismo, quel che fu per l'integralismo del Sacchetti, come del Murri: la manifestazione di un dissidio radicale fra la Chiesa e lo Stato "borghese", risolvibile solo con la conquista teocratica, in chiave democratica o in chiave reazionaria della società alla Chiesa... La questione romana rappresentò per Luigi Sturzo il problema stesso della sistemazione, della collocazione delle prerogative, delle particolari libertà del mondo cattolico, delle sue esigenze di riconoscimento e di tutela degli enti intermedi (famiglia, Comune, provincia) che la rivoluzione borghese aveva ignorato, in un contesto sociale e statuale più libero, e civilmente più elevato (pag. 447). Poco importa qui notare i limiti che l'Autore stesso pone al tentativo di Luigi Sturzo; preme invece porre in risalto l'ideale di rapporti tra società civile e religiosa che guida il De Rosa nella sua ricerca e nel suo giudizio. Le esigenze della Chiesa saranno salve solo in una società aperta alle molteplici dimen­sioni; dello spirito -umano, che consenta, perciò, secondo la espressione che egli stesso propone, una libera produzione religiosa , a garantire la quale era neces­sario ed è ancora necessario il superamento della società borghese chiusa nella sola dimensione economica, superamento e non negazione verso il passato, superamento e non accordo e conciliazione per via di compromesso; superamento insomma da operare all'intimo della società stessa secondo le sue proprie leggi di sviluppo e di esistenza.
Appare subito la portata innovatrice di questa impostazione: di frónte alla chiusa interpretazione classista proposta dalla storiografìa marxista, di fronte alla interpretazione liberale insensibile anch'essa e impermeabile alle esigenze interne dell'istituto ecclesiastico e della slessa attività religiosa, l'Autore ha il merito di proporre una visione di fondo aperta alle esigenze della società civile come a quelle della società religiosa e suscettibile perciò dei maggiori sviluppi. Per tale via egli non ha fatto solo opera di politica, non ha solo sostenuto una tesi di natura ideologica, ma ha efficacemente contribuito ad una esatta comprensione della storia del movimento cattolico, ha aperto olla ricerca prospettive nuove ed essenziali. Quel carattere storico, che l'opera ha indubbiamente solo in misura limitata sotto il profilò della documentazione e della esatta valutazione delle sin­gole figure che operano nel movimento cattolico, essa lo riacquista per l'innegabile contributo che. reca alla impostazione di un tema cosi delicato, che per la sua stessa posizione ai confini tra la storia religiosa e politica e per la sua attualità, si presta troppo facilmente a interessate distorsioni, apologetiche da un lato, polemiche dall'altro. tolto SCOPPOLA