Rassegna storica del Risorgimento

RADICATI DI PASSERANO ALBERTO
anno <1955>   pagina <646>
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646 Franco Venturi
di divotione mirino all'interesse, et avaritia.
Quivi per non perdonarla a alcuno non omette sua sorella monacha, de' trhaendo a monasteri, che in essi regni non il spirito di Dio, ma di mormo-ratione.
Sovra il Controstante raccorso non si ha cosa a riflettere, dipendendo dalla verità del fatto, solo si è messo in scorcio per influire a quanto infra.
Non può dirsi cosa più scandalosa per porre in occasione, et odio il sacra­mento della penitenza, venerato, e ri­cevuto da tutti li fedeli, e buoni Catto­lici, capace una tal proposizione di dissemminare un scisma, e un sprezzo alla Santa Chiesa, e suoi santi insti-tuti.
Questa è una dettratione maledica, quasi che da S. M. sia stato cono­sciuto innocente, aprovasse con ciò le operationi, et opinioni di chi ha composto una cosi ardita, e temeraria ramostranza.
Quivi una dùtratUone manifesta della santa inquisì dona, et una diffidenza
loro, che millitano sotto Vinscgne di frati, come sono la Cintola d'Ago­stino, la Corda di Francesco, il Ro­sario di Domenico, et un infinità d'altre bande dette compagnie, tutte inventate, e stabilite da quei truffatori per cavar i denari e la divotione del popolo ignorante e superstitioso.
21. fol. 6. Quante maldicenze, che andavano seminando alcuno de miei parenti fra quali mia sorella monacha in Chieri non spinta da altro motivo, che da quel spirito di mormoratìone, che regna ne chiostri.
22. Ivi. Raccorsero da S. M., espo­nendole che due di lui figliole già morte, dovevano far temere per la tersa,., crudelmente maltrattata, ma­lissimo allevata, non instrutta nelle cose della fede, non conoscendo ne Dio, ne i Santi... andai in Corte... gionto a suoi reali piedi... parve contento il Re di mie diffese.
23. ibi. 7. Poi soggiougc. Egli ò vero che non era anchor stata a confessarsi, ma ne dillongavo espressamente per mantenerla in stato innocente, perchè sapevo che la confessione è lo scoglio... dell'innocenza delle tenui verginelle, onde dalle interrogationi imprudenti, e da quesiti dishonesti, e lascivi, tal­volta ignorantemente, e ben spesso malitiosamente fatti da Confessori... è certissimo che per questa santa strada di penitenza il vitio, e la malitia s'insinuano ne cori innocenti.
24. Più ivi. TI avendomi donque con­cessa S. M. la grada che io Vhavevo dimandata, e fatta interrogar la figliola conobbe la falsità dell'accusa, e la mia innocenza.
25. Ivi. Niente di meno ho temuto l'aggiustamento con Roma, e per con-