Rassegna storica del Risorgimento
RADICATI DI PASSERANO ALBERTO
anno
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1955
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pagina
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648
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64.8
Franco Venturi
Dio, Fol. 7. in fine, insinuando non esser stato persuaso dalla mutazione del Paese, o da alcun insegnamento parziale, ma da Dio medesimo, e perciò tali sentimenti doversi avere per verità infallibili, resta nottorio Apostata dall'obbedienza di Santa Chiesa.
Lo insinuano le suddette precedenti massime più la forma sprezzevole nel parlar di S. S.'à il nostro Sommo Pontefice, fol. 4. Lin, 11., ove tacciando per superstitiosa la venerazione, che si ha, e deve aversi al medesimo, lo denomina per Vescovo di Roma, dicendo aversi troppo rispetto per esso.
Temerari] dunque sono pure li suddetti discorsi a quali s'aggiongono gl'altri seguenti.
Al fol. 4. versic.: Poco m'infastidiva, ardisce d'introdurre discorsi del nostro Re, et asserendo haver il medesimo indebolita la Inquisizione, in modo, che restasse totalmente priva di forze, inferisce che nei suoi Stati resti come libero et impunito a ciascuno il calpestare la Religione; benché sia nota, e le stesse sue Roggie constituzioni manifestino la particolar attenzione sua Regia in promuoverla, e protteggerla.
Più ove al fol. 5. versic: Non stete molto, ardisce d'insultare il Tribunale della Inquisizione arrogandosi di nominarlo per Tribunale Empio, al quale peraltro si ha da tutti la dovuta venerazione, e si è sempre da' Magistrati prestato ogni aiuto, et assistenza.
Più ove a fol. 7. versic. : Egli è vero, admette haver fatto astenere la sua figlia dal Sacramento della Penitenza per mantenerla, come egli presume di dire, in stato innocente, disseminando che la Confessione sij lo scoglio aWinnocenza delle Verginelle fatte maliziose da quesiti dishonesti, e lascivi talvolta ignorantemente, e ben spesso maliziosamente fatti da'* confessori.
Vele esser stato fatto, e poi tenuto prigione sul Forte d'Ivrea senza causa, e sotto vani pretesti, fol. 2. Per nove mesi, con ingiuria evidente alla giustizia, che si rende in questo (paese).
Più ivi al paragrafo non potendo, dopo aver parlato di sua moglie, e de suoi adherenti affetta il dire di non voler manifestare la causa di sua prigionia per non offender la toro riputazione: modo di parlare malizioso, e maligno, che non potendo intaccare d'alcun difetto vero, vale diseminare il sospetto sotto la specie caritatevole di tacerlo.
Più ivi al paragrafo Anzi dubitando, intacca il signor Marchese di Caraglio
di oppressione di aver da Lui voluta una promessa in scritto, di non parlare di
certa donazione, anzi l'imputa di malizia e che l'habbi artificiosamente inclusa
fra altre matterie acciò, come il veleno nelle vivande, non fosse da lui scoperta.
Più ove intacca la memoria della sua prima moglie dicendo aver Ella mostrato piacere ch'egli si partisse, e questo per poter più liberamente con la sua Madre, e suoi confidenti conversare.
Più contro li suoi consorti nel feudo che volessero portarlo et unirlo a loro per vessar li sudditi, come a fot. 3. versic.: Seguito il matrimonio.
Finalmente, letto tutto il Scritto di detto Manifesto si troverà nella tessitura d'esso non esservi che un complesso di maligne insinuazioni contro la nostra Santa Religione, contro la prima Moglie, contro la di tei Madre, e Parenti, contro il Sig.r Marchese di Caraglio, o sij Governo, contro la Sig.ra Marchesa di Bagnasco, e generalmente si può dire contro tutti.
Cosa a risolvere.
Si può proceder criminalmente contro l'autore per ogn'uno de sudetti capi*