Rassegna storica del Risorgimento
MENGHINI MARIO
anno
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1955
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pagina
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663
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MARIO MENGHINI
Sono ormai passati dieci acmi da quel giorno in cui, con Suo figlio, salii le scalette interne della Biblioteca di storia moderna e contemporanea por arrivare alle Sue stanze e raccogliere le Sue carte. Persona che, forse, non si era resa conto di chi era stato Mario Menghini, aveva già fatto sgomberare il Suo tavolo durante i lunghi mesi di quella malattia che l'aveva costretto a non abbandonare la casa, dove pur lavorò fino all'ultimo all'indice della edizione mazziniana. Spettacolo assai doloroso, ma attutito dal fatto che quelle, per noi, non erano le stanze dì Mario Menghini: noi lo ricordavamo a palazzotto Venezia, quando salivamo dal buio della sala di studio a pianterreno all'assolata stanza mazziniana del primo piano, ad angolo sulla piazza, col suo ridente balcone; la più bella stanza della biblioteca, che i suoi successori "nella direzione gli avevano riservata.
Aveva voluto, un giorno, sapere chi, a pianterreno, chiedeva i libri che erano rimasti per anni sul Suo tavolo e, così, nacque la nostra amicizia, nacque in me la devozione per un uomo a cui debbo, tra l'altro, la pubblicazione del mio primo lavoro.
Perchè Mario Menghini non fu solo uno studioso, ma anche un animatore. Sempre giovanile di spirito, anche nella Sua felice vecchiezza, idee nuove nascevano nella Sua mente e si realizzavano per la Sua tenacia. Di lui non si deve ricordare solamente quello ed è molto che ha scritto sotto il Suo nome oppure quello ed è moltissimo che ha velato sotto l'anonimo, ma, anche, la Sua opera di organizzatore. Il vecchio Fondo Risorgimento della Vittorio Emanuele è divenuto la Biblioteca, archivio e museo del Risorgimento proprio perchè egli seppe acquistare e farsi donare il che è sempre più. difficile fondi di importanza eccezionale. Accanto all'archivio della Legazione dei Paesi Bassi, fermato presso un salumiere che l'aveva comprato come carta da avvolgere, alla donazione della autografoteca Nathan, stanno tutti quei documenti, quei libri, quei giornali, quegli opuscoli che formano, oggi, la ricchezza della Biblioteca di storia moderna e contemporanea e del Museo centrale del Risorgimento.
Lo conobbi quando si era già consacrato a costruire a Giuseppe Mazzini l'unico monumento degno del pensiero e dell'apostolato di lui. Quando scrisse la parola fine, nel buio 1943, agli Scrìtti editi e inediti, solo gli intimi di Mario Menghini sentirono il giusto orgoglio di un uomo che era riuscito a portare in porto i cento volumi nel termine che si era e gli era stato imposto nel lontano 1906. Per Mazzini aveva sacrificato altre attività che sarebbero state economicamente più vantaggiose, ma egli sentiva ed aveva ragione che nessun altro studioso avrebbe avuto il coraggio di assumersi anche una piccola parte di quell'immenso lavoro, nel quale lui solo si muoveva agilmente, anche se, spesse volte, nascevano persino in lui pentimenti per datazioni che, appena stampato un volume, gli apparivano errate. C'è chi si è lamentato perchè quell'edizione è troppo anuotata; ma quanti hanno attinto, senza citarla, a quella fonte ? Quanti si rendono conto che, soprattutto negli