Rassegna storica del Risorgimento

SILVA PIETRO
anno <1955>   pagina <669>
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LIBRI E PERIODICI
CECCARIUS, Bibliografia romana. VII (21 aprile 1951-21 aprile 1952) ; Roma, Stade-rini, H954L in 89, pp. 482. L. 3.700.
Dalle ire puntate del Largo dei librari, Bibliografia romana tra due Natali di Roma , sette pagine nel '43, tredici nel '44, ventitre nel '45, ai tre Saggi di biòtto* grafia romana del '46, del '47, del '48, rispettivamente di 36. di 88, di 108 pagine* era già un bel cammino quello compiuto dall'amorosa fatica di Ceccarius. Ma i tre volumi della Bibliografia romana del 1949, con 214 pagine, del 1951, con 298, del 1952, con 444, potevano apparire come il termine ultimo della compiutezza. In realtà, quésto settimo grandioso contributo batte ogni record precedente, come direbbe un giornalista sportivo. Superata la crisi che si era delineata nel corso del 1952, per il l'elice e bene ispirato intervento del Comune di Roma e dell'Istituto di Studi Romani sotto la cui egida compare ora l'opera , la preziosa biblio­grafia di Ceccarius ha ripreso trionfalmente il suo utile cammino.
Non è il caso di vantarne ancora una volta i pregi, dopo quanto già fu detto sulla nostra rivista (a. XXXIX, 1952, pp. 849-851); basti qui ricordare che anche questo volume, oltre ad offrire, naturalmente, larghezza di indicazioni agli studiosi di storia del Risorgimento (pp. 367-373) nel capitolo dedicato specificamente alla Storia, presenta o suggerisce nomi, titoli, riferimenti ai temi che più possono interessare i nostri studi nella maggior parte delle sue suddivisioni. Nella stessa pagina in cui si dà notizia degli incontri di Emilio Re con Alessandro Luzio, rivive la polemica tra Edoardo Nulli ed Egilberto Martire a proposito delle esequie di Mameli (p. 95); cinque annotazioni riguardano la mostra dei dipinti di Massimo d'Azeglio, che fu tenuta a Palazzo Rospigliosi nel 1951 (p. 192), e cinque Chateau­briand (p. 377); ma Stendhal li batte con le sue undici (p. 387). Di fronte alle quali la povera contessa d'Albany, ridotta a due sole, rimpiange d'essere uscita dalle comode stanze della Cancelleria (p. 388).
Anche tra i Papi c'è diversità di trattamento: Pio IX è sempre il più popolare, come dimostrano diciassette titoli (p. 281); dopo di lui, Leone XIH, con quattordici (p. 282), e, a distanza grande, Pio VH e Gregorio XVI, che debbono accontentarsi di tre per ciascuno. Benedetto XIV e Clemente XIV, che ne hanno due a testa (p, 280), sono autentici privilegiati di fronte al buon Pio "Vili, al quale un solo articolo è stato consacrato nel 1952.
Non sono molti coloro ai quali spetti il vantaggio di una doppia indicazione, come Massimo d'Azeglio, che, oltre quella che gli tocca per la mostra ricordata, ne ha un'altra di quattro voci nella rubrica Biografie (p. 89). Mazzini, per es., deve star confinato nelle due citazioni di p. 98, alla pari con Nerone... O, se preferite, con Pellegrino Rossi e con Quintino Sella (p. 104, 105).
Ogni curiosità trova in questo volume il suo appagamento. Volete rievocare il fattaccio del 6 febbraio 1875, quando Raffaele Sonzogno fu fatto uccidere da Giuseppe Luciani? Scorrete la p. 209. Vi ricordate di aver visto, nella vostra lontana fanciullezza, fuori Porta San Lorenzo, Buffalo Bill, i suoi Indiani e i suoi Cowboy's? Non cercatene il ricordo a p. 376, perchè l'articolo di Mario Verdone si riferisce solo al soggiorno romano del 1890 del colonnello Cody, e voi, anche se non ci creda nessuno, in quell'anno non eravate ancora nati. **
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