Rassegna storica del Risorgimento

SILVA PIETRO
anno <1955>   pagina <671>
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Libri e periodici 671
possono trascurarlo e consentire che lo leggano quei poveri diavoli ohe, ogni tanto, amano divertirsi un poco con la cronaca, anzi, addirittura, con le cronache. Un illustre storico straniero, giustamente famoso per i suoi studi sulla Chanson de Roland e sui Capetingi, non sdegna affatto riposarsi dalle sue fatiche leggendo Agata Christìe e Peter Cheney..... Sia lecito ad altri indugiarsi piacevolmente su questa pittoresca rievocazione delle villeggiature papali, da quando Dainaso II, nel 1048, fini pontificato e vita in quella Palestrita, ove s'era rifugiato proprio ad fugiendos urbanos aestns, alla recentissima trasformazione, in giorni di tra­gedia, della villa pontificia di Castel Gandolfo in uno sterminato bivacco di popolo>, in un luogo di rifugio per una misera umanità sperduta e dolorante.
Diversi sono stati i luoghi di vacanza e di riposo dei successori di Damaso II, ma solo undici hanno scelto stabilmente Castello. Urbano VUI, Alessandro VH, Clemente XI, Benedetto XIV, Clemente XIII, Clemente XIV, Pio VU, Gregorio XVI, Pio IX, Pio XI e Pio XH. Pio VI, per restare tra i Papi del Risorgimento, non ci. mise mai piede, Leone XH vi appari fugacemente il 21 ottobre 1824, Pio Vili non fece neppure a tempo ad andarvi a vedere il mobilio e le stampe che vi aveva fatto trasportare dalla Cecchignola.
Di tutti i soggiorni papali, con larghezza di notizie e sicurezza di informa­zioni, attinte a fonti prevalentemente di prima mano, il Bonomelli ricostruisce le vicende, interessanti sempre, spesso singolari, sia che rievochi la figura del cuoco di papa Ganganelli, chiamato da questo Setteminestre, o ricordi lo sfogo amaro di quel pontefice tormentato: Ecco, egli [frate Francesco] ha conservato il suo abito, ed è più. felice di me che porto il triregno (p. 151), sia che ci faccia risentire il beffardo scetticismo del Belli:
Come! e in un tempo de tanto fraggello, che, ssi rridemo noi, puro è ddilitto, er Papa che sse stampa accussì afflitto se ne va intanto a vviUeggià a Ccastello!
Mentr'er tesorierato è ttanto guitto
che nnun c'è In cassa manco un quadrinello,
là sse spenne mijjara a rrifà bbello
tutto er palazzo, e'r monno ha da sta zzìttol (p. 209)
o ricostruisca la tremenda sera di Natale del 1863, quando tra i Francesi, che a Castello * ci stavano come di casa e si facevano valere con intimidazioni e pre­potenze, e i pochi dragoni pontifici scoppiò un conflitto furibondo, col tragico epilogo di quattro morti e di gran numero di feriti anche di popolo (pp. 288-290). In confronto a questo scontro, di poema degnissimo e di storia doveva essere apparso quello del 27 febbraio 1798, una settimana dopo la partenza di Pio VI da Roma, tra i soldati del Murai e i popolani d'Albano e di Castello (pp. 161-162). Pagine liete e pagine tristi della vita di Castel Gandolfo, nomi di Italiani illustri come l'Azeglio e il Camuccini, o di stranieri famosi come il Gogol e il Grcgorovius, lempeggiamenti timidi dei primi fanali a gas e ondale di fumo del treno che portava Pio IX da Roma a Cocchina, suscitando un balenar di riso negli occhi del Papa, che, nel salirvi su, leggeva sulla porta della sua vettura: Ite per mundum universum,..., (p. 302), nulla manca a far di questo libro la più dotta ed insieme la più piacevole ricostruzione di un aspetto interessante della esistenza dei suc­cessori del maggior Piero. ***