Rassegna storica del Risorgimento

SILVA PIETRO
anno <1955>   pagina <673>
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Libri e periodici
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sua convenzionai iti esso è qualche cosa di meccanico e dì artificioso >, situalo Ira l'organismo economico nazionale e la comunità internazionale. Indifferenti, almeno inizialmente, alle forme di governo, i fisiocratici discutono in particolare i problemi delle imposte, della classe agraria, dei limiti del dispotismo, dei rap­porti internazionali ecc.
Nella seconda parte del volume il Fiorot cerca di cogliere il nesso dialettico tra l'ambiente storico e la dottrina lisi ocra tica nel suo sviluppo. In questo campo sono di estremo interesse le polemiche antifisiocrattche e le critiche degli avversari della scuola, dal Mably al Lingue!, dal Galloni al Grimm, che sottolineano talora con acutezza ed efficacia i limili della fisiocrazia sul piano economico e politico; e l'accusa di astrattezza pel nuovo metodo non diminuisce, però, il merito della scuola di aver fatto dell'economia una scienza autonoma.
In occasione poi della Controlleria generale del Turgot (1774-76) si compiè la realizzazione della politica economica della fisiocrazia, con una azione di rin­novamento agrario, amministrativo, finanziario ecc. L'allontanamento del Turgot, caduto per una congiura di palazzo , non può essere considerato un fallimento dell'impostazione politica del Controllore e dei suoi sostenitori, anche se segnava la fine dell'esperimento fisiocratico: il fallimento della Scuola non significava tanto un'errata impostazione delle soluzioni da essa proposte e sostenute sul piano politico-economico (...) quanto, invece, l'impossibilità di porre valido rimedio alla situazione dell'* ancien regime che era destinata a risolversi irrimediabilmente sul piano rivoluzionario (p. 166).
L'evoluzione del pensiero politico dei fisiorratici, i loro rapporti con gli enci­clopedisti, le idee dei fiancheggiatori, la valutazione dei poteri delle assemblee provinciali, la dottrina dello Stato, ecc. documentano il contrasto tra il vecchio e il nuovo (cfr. il pensiero di Le Mercier) nei limiti della dottrina stessa, che resta salda nei suoi principi fondamentali; la conversione poi alla democrazia di alcuni esponenti della setta incide solo in parte sulle idee e sull'importanza della fisiocrazia. D'altro lato, è vero che dall'ordine naturale alla volontà generalo c'è un salto: il moto rivoluzionario ha messo innanzi problemi nuovi e soluzioni non riformistiche (p. 237).
Notevole, nonostante le polemiche, le astrattezze e le contraddizioni, è la validità della Scuola sia pel risanamento della crisi agricola e la resurrezione della proprietà fondiaria, sia per le teorizzazioni filosofico-politiche e il tentativo di fondare un diritto sociale. Sulla scorta delle parole dell'autore si può affermare che nell'ambito dell'" ancien regime " quello dei fisiocratici fu il più vasto, il più sistematico, il più consapevole tentativo di salvare il salvabile in una situazione ormai irrimediabilmente destinata a sfociare nella Rivoluzione (p. 243).
Chiudono il volume una appendice sulla fortuna dei fisiocratici nella storio­grafia politico-economica del sec. XIX ed un'accurata bibliografia (che indica fonti, manoscritti, periodici, scritti di fisiocratici, di enciclopedisti ecc.). Manca, Invece, l'indice dei nomi, di cui ci auguriamo l'aggiunta in una eventuale seconda edizione all'opera. RENAIO GIUSTI
ANGELO DE BENVENUTI, Le epigrafi nel Friuli concernenti il Risorgimento nazionale; Udine, Arti grafiche friulane, 1955, in 8", pp. 130. S. p.
A cura delle benemerita Accademia di scienze lettere e orti di Udine vede la luce questa nuova paziente ed amorosa fatica del prof, de Benvenuti. L'autore stesso ci avverte che l'opera non pretende alla compiutezza, perchè dato l'enorme numero di iscrizioni, specialmente sui campi di battaglia, qui sono riportate le più significative (p. 6). Un'antologia, in sostanza, alla quale, oltre quello quan­titativo, A è imposto anche un criterio selettivo cronologico, perchè essa non si