Rassegna storica del Risorgimento

SILVA PIETRO
anno <1955>   pagina <730>
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Vita dell'Istituto
colta per gli studi dì diritto e di economia, e per le scienze applicate, mentre è abbandonato l'indirizzo filosofico-umanistico imperante nel Seicento, o conclude facendo rilevare come il Settecento per il suo giurisdizionalismo sia il primo capitolo della storia moderna d'Italia.
Segue la relazione del prof. Arturo Carlo Jemolo sulle Relazioni fra Stalo e Chiesa in Italia, letta nel pomeriggio del 10 giugno. Ih essa il relatore cerca di dimostrare come il Settecento italiano dal punto di vista delle relazioni fra lo Stato e la Chiesa non apporti solo innovazioni vaghe e non consapevoli agli schemi fondamentali già in vigore nel Seicento: non le pretese del giurisdizionali sino, non la questione del giansenismo, che per molta parte richiama in vita problemi già vecchi di secoli. In ogni modo, quando vi è del nuovo, questo è strettamente, legato all'antico, in modo tale che è difficile enuclearlo. Si può dire che il Sette cento sia nn perìodo di crisi e di transizione in cui ci Bono ì germi del nuovo, ma ancora in nube et in nuce, senza che di essi l'uomo dell'epoca abbia esatta coscienza. A questa larvata svalutazione del Settecento per quanto riguarda i rap­porti fra lo Stato e la Chiesa risponde il prof. Luigi Salvatorelli il quale respinge la tesi negativa dello Jemolo e fa risaltare Io spirito nuovo che anima la politica ecclesiastica dei principi riformatori italiani, i quali sono animati nella loro opera da ideali religiosi di modo che si stabilisce una convergenza di interessi tra essi e i giansenisti. Concludo affermando che, eerto, non si può postulare una evoluzione in linea retta della politica ecclesiastica dal Settecento all'Ottocento vi è stata di mezzo infatti la rivoluzione francese e Napoleone , ma la politica ecclesiastica dell'Ottocento non può concepirsi senza i precedenti settecenteschi.
La relazione del prof. Franco Valsecchi su 11 pensiero illuministico e la riforma dello Stato nell'Italia del Settecento, letta il 12 giugno alle ore 9,30, ha messo a fuoco uno dei problemi centrali del pensiero politico italiano dell'epoca. Trac­ciato un ampio quadro della situazione precedente, e messe in evidenza le zone di frattura della società e della compagine statale nel Seicento, il relatore segue la nascita e lo sviluppo di quella che sarà poi la concezione politica settecentesca. Egli traccia il processo genetico della nuova struttura amministrativa dello Stato, cui dà impulso sempre nuovo la necessità di una migliore organizzazione della società ai fini del bene comune. Il prof. Valsecchi afferma che il pensiero italiano del Settecento ha portato scarso contributo al pensiero europeo, adattando invece quest'ultimo alle esigenze e alla particolare situazione della penisola. Egli mette in evidenza la vena storicistica che vi scorre dentro, per cui il passalo non è qualcosa che bisogna distruggere, ma una realtà di cui occorre tener conto per costruire il nuovo. Perciò l'opera del riformismo italiano è in gran parte di aggior­namento e di modernizzazione del passato. Il relatore concludendo afferma che la portala storica del pensiero politico italiano del Settecento sia da cercarsi sul terreno della tecnica, come apporto alla costruzione del nuovo edificio di cui il secolo getta le iondamenta.
Fanno seguito alla relazione Valsecchi interventi di vari studiosi, fra cui quello del prof. Salvatorelli, il quale fa notare come nell'opera del riformismo sette­centesco italiano vi fossero delle contraddizioni fondamentali che impedirono l'at­tuazione di un nuovo sistema idealmente coerente. Queste antitesi, dovute alla com­mistione tra vecchio e nuovo, portarono all'insabbiamento delle riforme. Solo la rivoluzione francese fa capace di operare la distruzione delle antiche strutture economico-politiche perchè si fondava sopra una idea forza nuova e coerente: l'idea di nazióne.
Chiude il ciclo delle relazioni quella del prof. Luigi Dal Pane, dell'Univer­sità di Bologna, su le riforme economiche del Settecento, letta nel pomeriggio del 12 giugno.
Questa relazione, affatto diversa da quella distribuita ai congressisti, appro­fondisce il lato tecnico del problema delle riforme, esponendo l'evoluzione dei