Rassegna storica del Risorgimento
SILVA PIETRO
anno
<
1955
>
pagina
<
732
>
7S2
Vita deWIstituto
orientale ad una maggiore conoscenza della loro storia sociale ed alla critica di alcune cerate generalizzazioni di storici occidentali. Una comprensione piena della realtà storica, che superasse i limiti del mero sviluppo economico-sociale, non appariva raggiunta, ne tentata, se, ad esempio, nella sezione di storia contemporanea si poteva svolgere per qualche ora una importante discussione sulla storia religiosa di Russia senza alcuna partecipazione degli storici di questo Paese.
La delegazione vaticana, diretta da mons. Pio Paschini, ha portalo soprattutto contributi nel campo dell'erudizione, mentre più ricco è stato nel complesso l'apporto individuale del clero cattolico (basti citare i nomi di Jedin e di Aubcrr). Nei Musei vaticani si è svolta una delle sedute della sezione di scienze ausiliarie, con il rapporto di Giulio Battelli su Le ricerche storiche nell'Archivio Vaticano. Una interessante mostra era stata poi organizzata dallo stesso archivio; cosi come alla Sapienza era aperta una mostra dell'Archivio di Stato di Roma. Particolarmente importante è apparso il discorso rivolto ai congressisti da S. S. Pio XII, che ha ricordato la posizione della Chiesa cristiana dì fronte alla storia e nella storia, fermando la loro attenzione sui problemi concernenti le relazioni fra Stato e Chiesa, fra Chiesa e civiltà. Il Papa ha, quindi, annunciato la prossima apertura agli studiosi di nuovi iondi dell'Archivio Segreto.
Non è possibile indicare qui l'argomento e il corso delle molte discussioni che per più di otto giorni si sono svolte nelle diverse sezioni e commissioni del Congresso; basti perciò qualche sommaria informazione, che più direttamente possa interessare gli studiosi di storia del Risorgimento.
Un cenno appena, quindi, ad uno degli aspetti più importanti ed utili del Congresso, il continuo confronto cioè, fra i diversi indirizzi metodologici soprattutto quando si manifestava nelle serrate discussioni su problemi concreti e con validi e ben documentati argomenti, senza il comodo rifugio in affermazioni di principio, che a volte pretendevano sostituirsi al ragionamento e alla ricerca. Nella sezione di storia moderna, -ove più schiacciante era la prevalenza dei temi di storia sociale, le più vivaci discussioni furono poste dalle relazioni (soprattutto da quella di Labrousse) e dai metodi che oggi prevalgono in Francia. Contro quella stessa prevalenza e la chiusura degli attuali studi storici, che tendono a ridursi nel mero campo economico-sociale, erano dirette le critiche di Gerhard Ritter e di Pierre Renouvin nelle relazioni già pubblicate ed in quelle conclusive, riguardanti la storia moderna e contemporanea. Ma gli studiosi di storia recente non solo in queste trovavano elementi necessari al proprio lavoro, ma potevano ascoltare osservazioni di metodo utili anche per essi in relazioni apparentemente lontane come quella sulla storia antica di Arnaldo Momigliano (con il richiamo al <c senso del vero ed allo scrupolo di verità ), o in quella sull'economia del medioevo (che ricordava i limiti di un metodo statistico che pretendesse risolvere anche ciò che non è numero, ma qualità) e certamente nelle discussioni sul rapporto guerra e politica (o guerra ed economia) che seguirono la relazione Pieri, o in quella sulla legittimità e natura della storia diplomatica nella sezione di storia contemporanea.
Fra ì problemi di carattere generale discussi nelle giornate del Congresso, di particolare interesse sembra per i nostri studi quello relativo alla periodiz-zazione dell'età moderna e contemporanea, anche perchè indirettamente si riallaccia ad alcune discussioni sul Settecento svoltesi nel giugno scorso a Valloni-brosa nel convegno della Società toscana di storia del Risorgimento. Quel problema era posto dalla relazione Cari timori, ma anche dalla slessa divisione dei lavori e delle sezioni, dalle questioni particolari che continuamente sorgevano. Va infatti notaio che solamente la relazione Labrousse (sulla borghesia occidentale) ricordava la continuità fra il XVUl e il XIX secolo; tutte le altre tendevano invece nella loro formulazione e nella loro sostanza ad insistere sugli stretti vincoli che legano