Rassegna storica del Risorgimento

SILVA PIETRO
anno <1955>   pagina <733>
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Libri e periodici 733
il Settecento al passato, in evidente contrasto con un'antica tendenza degli stu­diosi italiani a vedere in quel secolo la novità e il preludio dei tempi successivi-Ed appunto fra gli storici italiani (Valsccchi, Maturi) sono sorte obiezioni e riserve intorno alle conclusioni di Baritina; e Mousnier, che, sul piano politico, hanno negato la possibilità di distinguere nella storia della monarchia assoluta un parti­colare stadio di monarchia illuminata; di Cantimori, che si è dichiarato con­corde con quegli studiosi i quali, guardando soprattutto alia storia della cultura, parlano di un, periodo del rinascimento concluso dalla rivoluzione francese (negando quindi una netta distinzione fra rinascimento e illuminismo); di Àubert, Duroselle e Jcmolo che, sul piano politico-religioso, hanno negato pro­fonde radici settecentesche del movimento cattolico-liberale. Elementi a sostegno della novità del XV111 secolo erano invece in alcune relazioni di argomento eco­nomico, come quelle del Meuvret (sull'agricoltura); ma è pur vero che la rela­zione generale sull'industria ricordava come l'invenzione delle macchine trasfor­masse l'economia dell'Europa continentale solo nell'Ottocento.
Molte erano del resto le questioni interessanti il nostro Risorgimento, diret­tamente o indirettamente affrontate dal Congresso. Oltre alle suindicate relazioni sul Settecento, quella sui problemi sociali del XIX secolo di Bourgin, Maitron e Demarco, quella sul liberalismo dello Scbieder e l'altra, già citata, sul libe­ralismo religioso dell'800. Ma anche la relazione e la discussione sull'Atlantico ponevano agli storici italiani molti problemi riguardanti la consistenza e Io svi­luppo della nostra emigrazione transoceanica e le ripercussioni in Italia della rivoluzione americana. Tra le comunicazioni, accanto ad alcune di più diretto interesse, come quelle di Luigi Dal Pane (Orientamenti e problemi della storia dell'agricoltura italiana del Seicento e Settecento), di Giorgio Falco (La coscienza civile, sociale ed economica del Settecento italiano) e di Franco Valsecela* (L'evo-luzione del concetto di frontiera naturale e il principio di nazionalità), molte affron­tavano problemi di carattere generale strettamente legati a momenti essenziali della nostra storia: ad esempio, la discussione sulla comunicazione di Droz (L'idée de tutte de classe dans les revolution européennes de 1848) alla Commissione di storia dei movimenti sociali.
Un altissimo e significativo riconoscimento alla perfetta organizzazione del Congresso ed al significato e valore della nostra storiografia è venuto con la nomina di un grande storico italiano, Federico Chabod, a presidente del Comitato internazionale di scienze storiche. Il prossimo incontro fra gli studiosi di storia avverrà a Stoccolma nel 1960.
In questo generale esito positivo del Congresso romano si devono perciò valu­tare anche i benefici che da un cosi immediato e stimolante contatto con la migliore storiografìa straniera possono venire agli studi italiani di storia del Risor­gimento, non solo attraverso la conoscenza di nuovi metodi e diverse impostazioni, ma anche per il contributo offerto dagli studi su particolari argomenti stretta­mente legati a quella storia. Importanti erano a questo proposito le comunicazioni riguardanti la vita dell'impero austriaco, come quelle di Meyer (Drang-Nack-Osten, 1860*1914: Myth or Mission?), di Kienicwicz (La question agraire et la tutte pour la libération nationale en Pologne et en Italie a l'epoque du printemps des peu-ples) e, soprattutto, di Zwitter (Le problème de la renaissance nationale chez les slave* du Sud en Autrichn: légitimisme et principe des nationalités), come di utilità indubbia era per noi tutto ciò che potesse attuare l'inserimento della recente storia italiana, non solo negli eventi della diplomazia europea, ma nel generale sviluppo delle grandi correnti ideali, delle trasformazioni economiche e sociali, dei problemi universali di storia religiosa ed ecclesiastica, o valesse à ricordare i rapporti dell'Italia con la realtà spesso dimenticata del risorgimento arabo nel me­diterraneo*. del grande colonialismo europeo nell'Ottocento (soprattutto di quello