Rassegna storica del Risorgimento

TOSCANA ; RESTAURAZIONE
anno <1956>   pagina <14>
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14 Alberto Aqiiarbm
di ciambellano di corte. È da rilevare, però, a proposito di questo nuovo governo nominato dal granduca, che l'ordinamento politico toscano fon­dandosi tutto sul principio del governo personale del principe, al quale facevano capo tutti i pubblici affari, non esistevano dei veri e propri mini­steri: il sovrano aveva le sue reali segreterie per gli affari esteri, per gli affari interni, per le finanze e per la guerra. L'unità direttiva del governo era rappresentata da un unico ministro segretario di stato, primo direttore delle regie segreterie, che di solito reggeva personalmente gli affari esteri e la guerra. Le segreterie dell'interno e delle finanze avevano invece un direttore particolare e questi tre individui costituivano il consiglio del principe. *)
Ministro segretario di stato e segretario per gli affari esteri e la guerra fu nominato Vittorio Fossombroni, uomo di indubbia competenza nella pubblica amministrazione e particolarmente versato negli studi di economia, il quale non aveva esitato, in passato, a porsi al servizio dell'Impero napoleo­nico: egli, infatti, era stato sotto la regina d'Etruria membro della giunta delle finanze ed era stato in seguito nominato da Napoleone senatore del­l'Impero. 2) Segretario per gli affari interni fu nominato Neri Corsini, che già era stato rappresentante di Ferdinando III al Congresso di Vienna, ove ne aveva difeso i diritti sulla Toscana contro le pretese dei Borboni di Spagna; le finanze vennero invece affidate al Frullarli, assai esperto in materia e che aveva già dato prova di sé nei mesi precedenti, quale eminenza grigia del Rospigliosi.
La personalità particolare e preminente del Fossombroni contribuì in maniera forse decisiva a dare alla Restaurazione toscana quel carattere di serena tolleranza e di benevolo ironico scetticismo che le furono propri, differenziandola nettamente dal clima regnante più o meno negli altri stati italiani. Il Granducato non conobbe, né allora né poi, gli eccessi di reazione, le inquisizioni poliziesche vessatorie e continue, le rappresaglie sproporzio­nate contro quanti avessero servito sotto il regime francese, le forche e gli esili in massa per i settari: le autorità governative lorenesi preferivano vi­vere e lasciar vivere e non erano del tutto restie a lasciare una certa ben con­trollata libertà ai cittadini, sicure che questo fosse il modo migliore per pre­venire nella maniera più efficace sconvolgimenti politici e trame rivoluzio­narie, convinte che la tranquillità interna dello stato andasse tutelata sopra tutto astenendosi da ogni sorta di rigori inutili. Tale criterio era impersonato specialmente dal Fossombroni, che era dell'avviso che nella vita fosse più Saggio ed opportuno lasciare che le cose andassero un po' da sole per il loro verso senza ostinarsi a voler piegare ad ogni costo i fatti alla propria volontà e la cui concezione si compendiava nel suo motto preferito: Il mondo va da sé ! .
È naturale che da un simile modo di vedere potevano derivare notevoli benefizi, ma è anche vero che ne conseguivano, nelle particolari circostanze d'allora, non minori svantaggi. I benefizi consistettero nel fatto che fu con­sentito alla vita pubblica toscana di svolgersi con maggior serenità e senza
1) Sull'argomento efr. in particolare, Un gli altri, C. TIVARONI, L'Italia durante il dominio austriacot Torino, 1894, voi. II, p. S.
2) Cfr. P. PIERI, La Restaurazione, eco., cit,, p. 17.