Rassegna storica del Risorgimento

TOSCANA ; RESTAURAZIONE
anno <1956>   pagina <18>
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18 Alberto A guarirne
politici, troviamo insomma la prima formazione intellettuale di una classe dirigente non più limitata alle angustie regionalistiche, ma che incominciava a considerare i vari problemi di governo in termini, sia pur ancora assai approssimativamente, unitari e nazionali. *)
Un aspetto dell'azione di governo del restaurato regime lorenese in To­scana che presenta dei rilevanti elementi positivi è quello costituito dalla politica ecclesiastica, che seppe mantenersi su di un piano di rigorosa tutela dei diritti e degli interessi dello stato di fronte alle pretese esorbitanti della Curia romana, seguendo del resto in ciò l'indirizzo che già era stato proprio del granduca Pietro Leopoldo.2)
Il Rospigliosi, animo devoto ed ossequiente verso il clero, si era affret­tato, nel periodo in cui si era trovato a dirigere la cosa pubblica toscana nella sua qualità dì commissario granducale, a restituire alla Chiesa, con la maggior ampiezza possibile, quei suoi antichi beni che le erano stati in pre­cedenza confiscati e che si trovavano ancora a far parte del pubblico demanio, riammettendo di conseguenza molti ecclesiastici appartenenti ai già soppressi ordini religiosi ad occupare di bel nuovo i conventi non alienati.3) Questa misura del Rospigliosi, unitamente all'altra della restituzione ai parroci delle funzioni di stato civile, provocarono naturalmente un vivo disappunto negli ambienti di tendenza più liberale e contribuì non poco a rafforzare la fama che il Rospigliosi godeva di bigotto e reazionario all'eccesso; al quale proposito è però da osservare che difficilmente, quali che fossero i suoi per­sonali sentimenti, il rappresentante di un principe restaurato avrebbe allora potuto evitare dal prendere provvedimenti del genere, provvedimenti che d'altra parte, come notò giustamente il Reumont,4) soddisfacevano in realtà ai desideri della grande maggioranza della popolazione locale, che specie tra i suoi strati socialmente più bassi, già aveva accolto con molte riserve, se non addirittura con aperta ostilità, le riforme di Pietro Leopoldo, e poi quelle dei Francesi, in materia ecclesiastica.
Il Fossombroni, una volta prese le redini del governo, ratificò natural­mente l'operato del Rospigliosi, opponendosi però sempre con vigore alla riammissione dei Gesuiti nel Granducato e rifiutandosi, malgrado le pres­sioni del Pontefice, di procedere alla revisione delle leggi leopoldine a sfondo giurisdJzionalistico, le quali avevano recisamente affermato e consacrato le prerogative regie contro le inframmettenze della Curia di Roma; cosicché, se i conventi venivano riaperti e gli ecclesiastici rientravano in possesso di gran parte dei loro beni originari, restavano però in vigore tutte le norme che le potestà civili avevano Botto Pietro Leopoldo loro imposto ed in base alle quali la dipendenza degli ordini religiosi da Roma si limitava in sostanza
1) Sul clima caJtarale toscano durante la Restaurazione efir. in modo particolare L. RIDOLPI, Cosimo Ridolfi gli istituti dl suo tempo, Firenze, 1901; P. PRUNAS, L'Antologia di Gian Pietro Vimtsseux, Citta di Castello, 1906; F. SALDASSERO r, II rinnovamento civile in Toscano, Firenze, 1931; C. SPHIXANZON, Storia del Risorgimento e dell'Unità d'Italia, Milano, 1934, voi. II, pp. 146 e sgg; C. CIAMPJNI, Gian Pietro Vieusseux, Torino, 1953.
2) Sulla politica ecclesiastica di Pietro Leopoldo cfr. F. SCADUTO, Stato e Chiesa sotto Leopoldo I Granduca di Toscana (1765~1790) Firenze, 1885.
3) Vedi I. RAULICH, Storia del Risorgimento politico d'Italia, Bologna, 1920, voi. I, p. 48.
4) A. REUMOWE, Gsschiclue Toscana's untet dem House Lothringcn-Habsburg, 1737 1850, Gotha. 1877, p. 446.