Rassegna storica del Risorgimento
TOSCANA ; RESTAURAZIONE
anno
<
1956
>
pagina
<
27
>
Aspetti legislativi della Restaurazione toscana 27
tricà dell'ordine costituito, sarebbe bastato a controllare la situazione un atteggiamento paternamente tollerante, che considerasse le mene dei potenziali rivoluzionari più come una scappatella da ragazzi che come un vero e proprio attentato alle istituzioni vigenti, limitando quindi al minimo indispensabile le misure repressive nei riguardi degl'indiziati, in modo da far cadere nell'iudiffcrenza generale le loro ideologie ed i loro propositi. Una serie di vistosi processi, culminanti in condanne più o meno gravi che non avrebbero mancato di suscitare un naturale sentimento di compassione per i colpiti, oltre che dare al movimento settario un'importanza che in Toscana assolutamente non aveva, avrebbe finito con l'esasperare molti animi che in realtà non avevano altro desiderio che di potersene stare tranquilli e suscitare nella generalità dell'opinione pubblica un'avversione al governo che era allora invece limitata a pochi individui privi d'influenza sulla maggioranza. Attuando questa polìtica di serena tolleranza il governo toscano non solo veniva a costituire una rilevante eccezione rispetto agli altri stati della penisola, allora tutti, salvo forse Parma, impegnati chi più chi meno in un'opera di persecuzione ad oltranza degli elementi liberali e dando così origine ad una lunga e triste teoria di patiboli, di carceri, di esili, ma veniva in ultima analisi a salvaguardare nella maniera più efficace i suoi stessi interessi e la sua stessa sicurezza interna.
Data la mentalità e lo spirito dei governanti toscani non ci si meraviglierà che, per tutto il periodo della Restaurazione ed anche oltre, l'esercito fosse particolarmente trascurato e ridotto a poche migliaia di uomini male armati, male addestrati e così privi d'ogni esteriore marzialità da far dire alloZobi che le soldatesche toscane s'assomigliarono alle schiere degl'impiegati civili. l) D'altra parte, nessun bisogno aveva la Toscana di un forte e ben equipaggato esercito: non minacciata da alcuno, la sua sicurezza esterna era ad ogni buon conto garantita dalle truppe imperiali austriache in base ad un trattato per la difesa dei reciproci territori stipulato fra Austria e Toscana in data 22 giugno 1815. Ne tanto meno il governo granducale nutriva mire espansionistiche verso chicchessia che potessero giustificare particolari cure e particolari spese per il suo ordinamento militare. Andò così a finire che in Toscana l'esercito fu considerato assai più come uu campo di punizione per giovani troppo irrequieti che come uno strumento di difesa o meno ancora come vigile custode e depositario deQ'onor nazionale.
La coscrizione obbligatoria di tipo francese, che tanta ostilità aveva incontrato nelle popolazioni italiane, venne naturalmente abbandonata; è con il Regolamento per F amministrazione economica dei corpi e dipartimenti militari del Granducato di Toscana del 16 aprile 1816 si ritornò all'antico sistema dell'arruolamento volontario, integrato dal reclutamento coatto mediante estrazione a aorte nel caso che il numero dei volontari risultasse insufficiente per la formazione dei quadri prestabiliti. La durata della ferma, o capitolazione, non poteva essere inferiore ai sei anni, al termine dei quali il capitolato aveva facoltà di chiedere il congedo oppure di obbligarsi nuovamente al servizio militare, per altri tre o sei anni. a)
1) A. ZOBI, Storta fotte, eoo., clt., p. 307.
'.'.) Per l'ordinamento militare toscano in questo periodo cfr. N- GioBCRrxt, Lo ormi toscane e le occupazioni straniere in Toscano (1557-1860), Citta di Costello, 1916, voi. II, pp. 586 e Bgg.