Rassegna storica del Risorgimento
TOSCANA ; RESTAURAZIONE
anno
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1956
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pagina
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31
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Aspetti legislativi della Restaurazione toscana 31
sere economico. Motivo questo non ultimo, sia detto qui di passaggio, dello scarso malcontento che, come si è visto, esisteva allora in Toscana nei confronti del governo, nonché della tranquillità di cui essa godette per oltre un quindicennio proprio mentre quasi ovunque, negli altri stati della penisola, l*azionc dei carbonari e degli altri settari causava frequenti disordini e non poche preoccupazioni alle rispettive autorità politiche e di polizia.
I principi dei liberismo economico avevano del resto già da lungo tempo trovato un fertile terreno in Toscana, dove un dalla prima metà del '700 essi avevano avuto un fervido ed intelligente propugnatore in Sallustio B andini1) ed avevano ricevuto una prima pratica attuazione con l'introduzione della libera circolazione dei grani ordinata dal granduca Pietro Leopoldo con gli editti del 6 agosto e del 15 settembre 1766; col primo dei quali furono aboliti i dazi gravanti l'importazione del grano straniero nel Granducato, mentre col secondo venne stabilito che essi potessero liberamente circolare all'interno dello stato. z) Dopo l'occupazione napoleonica, durante la quale la Toscana, come le altre regioni annesse all'Impero, aveva dovuto subire una politica economica diretta in modo si può dire quasi esclusivo a favorire l'industria ed il commercio francesi,3) il liberismo tornò ad essere praticato, non meno che in passato, dal governo granducale ed a portare al paese i suoi benefici frutti. Com'è naturale, non mancarono neppure questa volta gli oppositori alla libertà di commercio, specie per quanto riguardava la libera importazione dei grani, e questo in modo particolare dopo il 1823, quando cioè, terminata la carestia ed aumentata altresì l'importazione di grano dall'Ucraina (ciò anche in conseguenza della molto maggiore e meglio organizzata attività della marina mercantile, che aveva assai facilitato i traffici commerciali), il prezzo del grano discese in Toscana al livello considerato assai basso di 10 lire al sacco. *) Questo notevole ribasso del prezzo del grano provocò ovviamente un vivo malcontento tra i proprietari terrieri del Granducato, i quali si lamentarono di non aver ormai più alcuna convenienza a praticare la produzione granaria che avrebbero anzi dovuto presto abbandonare qualora la situazione esistente, dovuta per la maggior parte alla politica liberistica del governo, fosse durata ancora. Ma non furono soltanto quanti avevano determinati interessi economici da salvaguardare ad insorgere contro il liberismo economico: non mancarono infatti tra i cultori di economia politica coloro che ritenevano che sarebbe stato necessario, per il bene del paese tutto e della sua prosperità generale, ricorrere ad un limite medio che aumentasse, diminuisse o addirittura escludesse, a seconda dei casi, l'introduzione nello stato del grano straniero. La questione, di così
1) Stille teorie economiche del Bandìni e sull'opera sua e di Pompeo Neri in favore del libero scambio in Toscana cfr. 6. MONTGOMERY STUART, Storia del libero scambio in Toscana, Firenze, 1876, pp. 16 e Bgg. J
Il discorso economico del Bandìni sull'argomento, olio in nn primo tempo ora rimasto manoscritto, fu poi fatto pubblicani dallo stesso granduca presso la stamperìa granducale e presentato al mondo quasi come giustificasHone, in sedo teorica e scientifica, della politica liberoscambista da lui praticata.
ty A. ZOBI, Manuale Storico, ecc., eiu p- 129.
3) Sulla politica economica seguita da Napoleone in Italia e sui suoi riflessi cfr. E. TABWÌ, La vita economica dell'Italia nell'età napoleonica, Torino, 1950.
*) V. A. ZOBI, Manuale storico, ecc., dt., p. 362.