Rassegna storica del Risorgimento
1859 ; INGHILTERRA ; MALMESBURY, JAMES HOWARD HARRJS, LORD
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La politica di Lord Malmesbury verso Vltalia, ecc. 51
austriaca era ancora tutt'altro che chiara, egli telegrafò a Torino, dicendo che Francia e Austria avevano accettato il disarmo, e che tutto ora dipendeva da Cavour, Egli dichiarava:
We will not enter the Congress unless he disarma os well as Austria and France but if we do, every exertion of mine -will be used to secare the four points involving Italian interests. *)
Ad essere precisi le dichiarazioni di Malmesbury sia a Vienna che a Torino erano veritiere soltanto in parte. Egli sperava di portare a salvamento il congresso persuadendo ciascun governo che la responsabilità di una guerra sarebbe ricaduta su di esso. Ma solo il 19 aprile potè notare nel suo diario che Cavour aveva accettato la proposta di disarmo generale, e persino allora dovette ammettere che l'Austria non aveva ancora accettato.2) A quella data le trattative erano già in una fase disperata, e il congresso era una causa perduta.
Che il congresso fosse stato vicino a realizzarsi appare dalla seria considerazione data da tutti i governi ai particolari pratici, quali la scelta dei plenipotenziari e dei luogo dove avrebbero dovuto incontrarsi. La proposta arussa iniziale era stata di un Congresso piuttosto che di una Conferenza, e con questo si sottointendeva che i plenipotenziari avrebbero dovuto essere Segretari di Stato piuttosto che Ambasciatori. Malmesbury accettava il fatto che avrebbe dovuto essere plenipotenziario per l'Inghilterra, ma non ne era entusiasta. s) La sua abilità diplomatica era maggiore a distanza, per iscritto, che nelle interviste personali. Quando, prima della proposta ufficiale, già si sentiva parlare di congresso, egli scrisse a Cowley:
Would Hudson do as our plenipotentiary at it? If he would run fair he knoics XtaXy and the old questions well. You cannot be spared from Paris or from the Prìncipalities Conference.*)
Secondo d'Azeglio il governo britannico decise definitivamente di mandare Hudson al congresso un mese più tardi, quando le trattative avevano raggiunto la fase finale. A quell'epoca l'idea di inviare un membro del Gabinetto era stata abbandonata.
Sir James Hudson, Ministro di Gran Bretagna a Torino, era un amico entusiasta dell'Italia e di Cavour. L'atteggiamento di Malmesbury nei suoi riguardi oscillava tra l'affetto e la mancanza di fiducia. I due uomini erano amici personali; ma le vedute indipendenti di Hudson erano motivo di offesa per i suoi superiori politici. Vi fa un momento in cui Malmesbury pensò di richiamarlo. 5) Può sembrare strano che un giorno fosse pronto a mandar via Hudson da Torino, e il seguente ad inviarlo come plenipotenziario al Congresso. Questo stesso fatto, per altro, prova a sufficienza quanto Malmesbury fosse sincero quando affermava che una volta riunito il Congresso avrebbe fatto tutto ciò che poteva per la causa italiana. U Ministro degli Esteri inglese si trovava anche d'accordo con Hudson sulla questione della
1) p, O. 67-240, No. 4, telegramma in cifra, Maltncsbury a West, F. 0., 13 aprile 1859.
2) MALMESBURY, op. ci/., p. 479, annotazione del 19 aprile 1859.
3) Idem, p. 470, annotazioni per il 21 e 22 marzo 1859.
*) F. 0. 519-196; personale, Malmesbury a Cowley, 19 marzo 1859.
Sì F. 0. 519-196; personale, Malmesbury a Cowley, Londra, 29 marzo 1859.