Rassegna storica del Risorgimento

1859 ; INGHILTERRA ; MALMESBURY, JAMES HOWARD HARRJS, LORD
anno <1956>   pagina <56>
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Harry Hearder
Nei giorni che corsero tra la presentazione dell'ultimatum, e il rifiuto di esso da parte di Cavour, Malmesbury persistette nei suoi tentativi di media­zione. Egli ora incluse il governo francese nel suo schema, e il giorno 25 si appellò nuovamente a Buoi affinchè ritardasse l'avanzata delle truppe au­striache di alcuni giorni. *) Né il governo francese né quello austriaco riget­tarono immediatamente la proposta di mediazione, sebbene i loro eserciti fos­sero già in marcia. Napoleone aggiunse persino qualcosa di suo alla proposta di Malmesbury, suggerendo che tre potenze anziché due agissero da interme­diarie, con l'inclusione della Russia. Malmesbury sapeva che l'Austria non avrebbe accettato ciò, e nel frattempo Buoi aveva rifiutato l'idea di un ar­mistizio. Alla fine il Segretario degli Esteri inglese dovette ammettere che non vi era speranza di procedere per mezzo di trattative: e aggiunse, in una nota finale: We resign the attempt .2) In quello stesso giorno l'esercito austriaco passò il Ticino. Cavour si aspettava l'invasione già da qualche giorno, e aveva telegrafato a Villamarina di temere che vi fosse qualche intrigo inglese in corso per impedire le ostilità. 8) Ma l' intrigo inglese era fallito.
Il fallimento di Malmesbury nella sua azione durante l'intera crisi pre­cedente lo scoppio della guerra è provato dai fatti. Altrettanto innegabile è che egli ebbe come suo principale scopo la preservazione della pace. Non accade sovente che un uomo di stato serva con tanto zelo una causa in cui il suo paese non è direttamente coinvolto. Nel suo fallimento ebbero qualche parte le sue insufficienze: fu colpevole, fondamentalmente, di mancanza d'intuito. Non si rese conto, da una parte, che il fine di Cavour era di unire l'Italia in pochi anni, e ohe un obbiettivo tanto ambizioso non era raggiun­gibile senza una guerra contro l'Austria, anche al prezzo di sacrificare l'ap­poggio morale della Gran Bretagna e della Germania, e di dipendere soltanto dall'aiuto della Francia. D'altra parte non comprese che il governo austriaco era tanto timoroso di un congresso sugli affari italiani, e tanto ansioso di scon­figgere in campo l'esercito piemontese, che avrebbe rischiato una guerra con la Francia. In breve, egli non seppe apprezzare la grandezza dell'ambi­zione italiana né la profondità della follia austriaca.
Eppure egli era arrivato vicino al successo: aveva persuaso Napoleone, e all'ultimo momento persino Cavour, ad accettare in linea di principio il disarmo generale. Senza l'ultimatum austriaco, sembra probabile che il con­gresso si sarebbe riunito. Molti anni dopo, cogliendo lo spunto dalla guerra franco-prussiana, Malmesbury parlò della orisi del 1859 come di un successo personale. Egli arguì, con una certa qual ragione, che Napoleone era stato molto più pronto alla guerra nel 1859 che nel 1870; ciononostante, nel '59 si era mostrato amenable to the counsel of the British Government. La guerra, secondo Malmesbury, era stata causata unicamente da un intrigo di Palmerston: Palmerston secrcily told Buoi lìmi when he carne into office (wltich
1) Jpt (7. 7563; telegramma, Malmesbury a Loftus, 25 oprile 1859; esteso in A. P. Iiaìy, p. 310; No. 408.
2) F. 0. 7-563; No. 314, telegramma, Malmesbury a Loftu, F. 0., 29 aprile 1859. Questa minuta è numerata erroneamente 313, ma A rilegata nella sua corrotta posinone, tra II vero No. 313 e U No. 315.
') BIANCHI, Storia documentata, ecc.;, Voi VH1, p. 66; telegramma in cifra, Cavour a Villamarina, Torino, 28 aprile 1859.