Rassegna storica del Risorgimento

1869 ; ECONOMIA ; FINANZA
anno <1956>   pagina <61>
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La rivolta del macinato (1869)
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Il fatto di Castelnovo Sotto era grave, onde il Prefetto, *) considerando che i primi due fatti spiacevoli erano avvenuti nel mandamento di Castelnovo e sapendo inoltre ohe in quei comuni abbondava un proletariato rurale assai irrequieto e facile alle violenze, mandò a Castelnovo una compagnia di gra­natieri perchè potesse, al bisogno, accorrere nei comuni vicini. Secondo la Cronaca di Camurani invece il rinforzo dei granatieri fu inviato per ristabilire la situazione avendo la folla strappato i prigionieri ai carabinieri.
Corsero altri tre giorni di quiete, e si venne al 1 gennaio 1869 che apri una serie dolorosa di fatti sanguinosi e segnò l'inizio del divampare di ben più dolorose rivolte in diverse provinole dell'Emilia.
Negli ultimi giorni del 1868 il Sindaco di Campegine, 2) piccolo borgo a 4 km. da Castelnovo Sotto, aveva richiesto al Prefetto dei rinforzi di ordine pubblico ed. ebbe facoltà di avvalersi di 10 granatieri della compagnia disio-cata a Castelnovo, numero che egli riteneva non solo sufficiente ma supe­riore al bisogno. Ma la mattina del 1 gennaio 3) si formò un attruppamento di circa un centinaio di persone che, armate di strumenti rurali e di qualche pistola, si recarono ad un mulino ed obbligarono i granatieri di guardia a ritirarsi nella casa municipale ove la turba li tenne assediati per ben 3 ore. Gli Assessori si erano eclissati e l'Arciprete si era chiuso in una indifferente neutralità. Due carabinieri, vedendo il pericolo dei soldati, corsero a Castel-novo ad invocare aiuto. Contemporaneamente il Sindaco accorreva da Reg­gio e attraversando la folla in mezzo agli urli e ai fischi pervenne in Municipio ove gli comparve dinnanzi un tal Luigi Cabassi, ex sergente nei dragoni estensi, che intimò a lui e alla truppa la resa a discrezione, minacciando che in caso contrario il popolo vittorioso avrebbe fatto scempio della loro vita. Rispose il Sindaco con fermezza che un ex militare non avrebbe dovuto mai fare una simile interrogazione, che militari onorati non dovrebbero nemmeno ascol­tare. Egli si affacciò al balcone per esortare la moltitudine a sciogliersi, ma fu accolto con fischi e sassate dai contadini furibondi i quali, arringati e so­spinti dal Cabassi, si accinsero a sfondare la porta del Municipio colpendola ripetutamente con pali e bastoni.
In questo momento arrivò da Castelnovo il rinforzo richiesto dai cara­binieri e consistente in un distaccamento di 20 granatieri. Al vederlo la folla lanciò urli e fischi e corse ad armarsi di badili, bastoni, tridenti, e gli si fece incontro al grido Savoia. Il comandante del distaccamento fece allora le legali intimazioni e, riuscite vane, ordinò una scarica in aria che natural­mente non colpì nessuno, ma che incoraggiò i più accesi, ai quali il Cabassi gridò che non dovevano temere di nulla perchè i soldati non avevano cariche a palla. Allora crebbero la furia dei sassi e dei colpi di bastone contro la truppa e i tentativi di atterramento della porta del Municipio, tanto ohe i granatieri furono costretti a fare fuoco. Sei morti, fra i quali primo il Cabassi, e pareo* chi feriti, uno dei quali morì il giorno dopo, furono il doloroso effetto di una sola scarica che volse in fuga quella folla di infelici. Giunsero poi sul luogo le autorità di P, S. con nuove truppa e furono operati 29 arresti fra gli indi­vidui più compromessi.
1) Relazione cit.
2) Ibidem.
3) Ibidem; Italia Centrale, 2 gennaio 1869.