Rassegna storica del Risorgimento
1869 ; ECONOMIA ; FINANZA
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1956
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63
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La rivolta del macinato (1869) 63
fargli conoscere la loro triste condizione e l'impossibilità di sottostare alla tassa. Ad essi si uni un'altra ondata di contadini di Sorbolo e S. Donato preceduti dalla bandiera del Comune di S. Donato e accompagnati dall'assessore Tognoni. Le loro file furono ingrossate anche da cittadini e compostamente e di tratto in tratto elevarono il grido ii. il macinato. Tognoni espose al Capitano dei bersaglieri le intenzioni pacifiche e legali di quella povera gente ed il Capitano con modi cortesi ed urbani gli permise di procedere e di recarsi dal Prefetto. Mentre ciò avveniva, sette o otto guardie di P. S. armate di revolver si lanciarono in mezzo ad essi e strapparono rabbiosamente la bandiera dalle mani di quello che era al fianco di Tognoni. L'atto provocò indignazione e proteste da parte della folla.1) Tali fatti determinarono forte impressione poiché svoltisi in città ma comunque, stando anche alla versione del Presente, non andarono al di là di semplici dimostrazioni sebbene vivaci e con la partecipazione di numerosa folla.
Nel pomeriggio vi fu una nuova penetrazione di contadini dalla strada maestra di S. Michele: le campane di alcune chiese vennero suonate a stormo e davanti a S. Vitale fu fatto un tentativo di barricate cogli stalli delle chiese e con seggiole allo scopo di impedire il passaggio alla cavalleria. La Gazzetta di Parma riferi che al primo apparire di un picchetto di bersaglieri le persone che le avevano cominciate si diedero alla fuga. Le barricate vennero disfatte e nulla di grave si ebbe a deplorare; solo lo spavento dei cittadini fu cosi forte che botteghe e caffè si chiusero ad un tratto.
Nei giorni successivi tutta la campagna reggiana e parmense è in piena agitazione e i tumulti si propagano quasi ovunque e aumentano di intensità.
Il 2 venne la volta di Poviglio, Bruscello, Fodico, Meletole, Coreggio 2) ove centinaia di contadini armati dimostrarono con grida sediziose ottenendo i permessi di macinazione. Si diffuse la voce che a S. Martino in Rio si fosse insediato un governo provvisorio j c'era di vero che fra i rivoltosi si trovavano numerosi duchisti fra cui l'ex capitano dei dragoni estensi Malaguzzi e certo Pagani e che al grido di morte e I. il governo costoro avevano costretto il Sindaco a dare la licenza di macinazione e gli unici due carabinieri del luogo a cedere le armi. I tumultuanti restarono perciò padroni del paese per qualche ora.
Suoni di campane si udirono nelle ville del Comune di Reggio, a Gavassa, S. Prospero, S. Maurizio, Ospizio, S. Pellegrino, Sabbione, Cavazzoli, Manca-sale, Rivalta, e frotte armate girarono dall'uno all'altro mulino. La forza pubblica qua e là riusciva a controllare la situazione e ad operare qualche arresto ma per la sua insufficienza numerica non era in grado di impedire la moltiplicazione dei disordini.
1) XI Presento (2 gennaio 1869) pubblicò anche la seguente lettera inviata al giornale da cinqnu indivìdui: I sottoscritti in seguito ad incarico ricevuto dalle persone assembrale nella piazza ex ducale, o testimoni dell'atto illegale e violento con cui da talune guardie di P. S. venne strappata la bandiera del Coniane di S. Donato d'Enza portata da mi popolano, ed accompagnata dall'assessore comunale Tognoni unitamente ad una guardia campestre di quel Comune, protestano solennemente contro quest'atto violento ed offensivo per porto dello guardie obolo commisero senza che vi fosse provocariono od eccitamento.
2) Italia Centrali, 3 gennaio.