Rassegna storica del Risorgimento
1869 ; ECONOMIA ; FINANZA
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1956
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65
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La rivolta del macinato (1869) 65
più popolati per tumultuare. A Borgo S. Donnino *) una folla enorme si recò al deposito di mendicità per impossessarsi delle chiavi delle torri che attenne dopo avere disselciato il lastrico della strada, rotto i vetri delle finestre e tentato di scassinare le porte dell'istituto. Fatte suonare le campane a martello, la turba si volse alla casa comunale insultando il Sindaco e reclamando la licenza di macinazione con minacce della vita. Questi, inerme davanti a quei violenti, ebbe il coraggio di dire: uccidetemi, voi commetterete un'infamia, voi renderete orfani 8 fanciulli ma la legge sarà mantenuta. 2) Sopraggiunsero due carabinieri, uno fa posto fuori combattimento da una grossa pagnotta scagliatagli in testa, il secondo fece una bella resistenza: egli da solo con la sciabola sguainata spinse indietro di molto i tumultuanti, ferendone uno leggermente. Nel pomeriggio altre schiere precedute dalla banda si spinsero alla residenza del sotto-prefetto: entrarono come un torrente nel suo gabinetto, infransero a bastonate le finestre e obbligarono il funzionario a scrivere le seguenti parole: La popolazione di questo circondario, non volendo sopportare la tassa della ricchezza mobile, del macinato, del dazio consumo, la carezza del sale e del pane, ordina che siano abolite, e se quest'ordine non sarà subito eseguito, minacciano di forzare le autorità con la violenza. Entrarono poi a viva forza nell'ufficio di P. S., ferirono gravemente una guardia e bruciarono tatto. Soltanto alle 9 di sera giunse la truppa fra il sollievo dei cittadini, e nella notte operò 13 arresti.
H giorno successivo 3) un manifesto del Prefetto Verga ribadiva i concetti di quello del Sindaco, sottolineando i motivi incostituzionali di queste agitazioni popolari. Naturalmente il manifesto non poteva d'un subito riportare la calma, ed infatti i disordini ritornarono.
A Soragna dopo avere violentemente strappato ad un Assessore comunale una dichiarazione con la quale si permetteva la macinazione del grano senza tassa, molti contadini invasero le dispense dei sali e tabacchi, vollero per forza comperare il sale a notevole ribasso e bruciarono i documenti dell'Archivio comunale. Nell'assalto alla casa dell'Assessore Levi un domestico che cercava di opporsi venne ucciso. Argenterie, biancherie e denari furono rubati o dispersi. Uguale sventura capitò pure al Segretario comunale. Le grida che echeggiarono maggiormente furono: il Re, 1. il Parlamento, A il macinato. A Borgo S. Donnino dopo i tumulti e gli incendi del giorno prima, una torma di contadini tentò di disarmare un picchetto di soldati di guardia al Municipio; questi furono costretti a fare fuoco sicché si dovettero deplorare due morti e un ferito.
Assembramenti e tumulti a Langhirano, Neviano, Lesignano, Pellegrino Parmense ove fu manomesso l'archivio comunale con depredazione delle armi della Guardia Nazionale.
In seguito ad un violento articolo del giorno 3, il 4 il Presente venne sospeso per ordine dell'autorità ed arrestati il gerente e tre redattori.
Nel Bolognese i moti del macinato ebbero un'origine occasionalo diversa che a Reggio e Parma; ivi non vi fu la circostanza e lo stimolo della chiusura dei mulini ma l'iniziativa spontanea delle masse rurali. I mugnai tennero in
D il Patriota, 4 gennaio.
2) Atti Parlamentari, Discorso del Ministro Cantelli, 21 gennaio, p. 5317.
9) Gazzetta di Parma, 5 gennaio.