Rassegna storica del Risorgimento
1869 ; ECONOMIA ; FINANZA
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1956
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La rivolta del macinato (1869)
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Il 5 stesso w il Prefetto di Bologna, Bardesono, mandò al Ministero un telegramma in cui descriveva la situazione nelle campagne molto grave epa ventava una collisione in città e terminava sollecitando la partenza di Cadorna. Questi giunse a Bologna il 6 ove trovò il Prefetto molto prostrato che l'attendeva come il Messia per liberarsi dal peso di quella situazione. Il generale stabilì a Panna il suo stato maggiore perchè ivi in quel momento i disordini apparivano più gravi, ed il medesimo giorno rese pubblico un proclama in cui spiegava che il provvedimento della sua missione non annullava nessuna legittima guarentigia ma mirava a rendere più pronta e più coordinata l'azione delle truppe che ancora dovessero intervenire, ed ammoniva che se il disordine durasse, la responsabilità di repressioni dolorose ma necessarie ricadrebbe sui colpevoli di fatti che offendono l'interesse e l'onore di popolazioni libere e civili.
U Ministero delle Finanze dal canto suo fece conoscere alcune concessioni per agevolare l'osservanza della legge sul macinato. I mugnai che si ritenevano gravati dalla tassa ebbero facoltà di reclamare alle Commissioni comunali o consorziali nonché la possibilità di pagare la tassa a rate più numerose in somme minime. Le disposizioni accordavano altre facilitazioni circa la cauzione e avvertivano i mugnai che avrebbero persistito a tenere chiuso il loro esercizio, che i Prefetti erano autorizzati a requisire il mulino per misura di P. S. e l'avrebbero fatto funzionare con agenti e operai governativi.
Nel frattempo i tumulti andavano diminuendo di numero e di intensità nel parmense e nel reggiano. A Pellegrino parmense8) e a Roccabianca si ripeterono i soliti disordini. A Salsomaggiore i montanari mossero alla volta del paese al suono delle campane a stormo e al grido A il macinato e non vogliamo si tolga la roba ai preti ; invasero la dispensa del sale tentando di averlo a 10 centesimi la libbra. L'eccitatore era noto quale acceso clericale. A Soragna il procuratore del Re, che ivi si era recato per istruire il processo contro i saccheggiatoli della casa dell'assessore, fu accolto, secondo la Gazzetta di Parmay con applausi dalle persone del paese. Gli evviva al Re e all'esercito si alternarono come omaggio al rispetto delle leggi, come protesta contro i perturbatori dell'ordine. L'8 lo stesso foglio riferiva la presenza di provocatori e di bigliettini affissi ai muri della città contenenti minacce ed ingiurie; metteva in guardia contro le notizie allarmanti o esagerate e confatava le notizie false sui fatti del parmense pubblicate da giornali di Genova e di Milano.
Nel reggiano a Scandiano 3) il 6 l'insurrezione avvenne al grido di W la Repubblica ma tre soli carabinieri bastarono a mettere in fuga i rivoltosi. A Vezzano e a Viano coi soliti sistemi i contadini penetrarono in Municipio bruciando le schede per il censimento del bestiame.
Nel bolognese invece la violenza dei moti raggiunse le sue espressioni massime nei giorni 7 e 8. A S. Giovanni Persicelo *) il 7 mattina dopo le 10 essendo giunta voce che torbe di contadini armati si dirigevano verso il paese
1) Atti Pari amen tn ri, 20 gennaio, p. 5286.
2) // Patriota, 6 gennaio.
3) La Concardia, 7 gennaio.
4) Gazzetta dell'Emilia, 8 gennaio.