Rassegna storica del Risorgimento
1869 ; ECONOMIA ; FINANZA
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Fernando Manzotti
con intenzioni minacciose, fu sonito mandato un messo a Bologna a chiedere truppa; intanto le campane di tutte le chiese suonavano a raccolta. À mezzogiorno, provenienti da diverse parti e organizzati in schiere compatte* alcune delle quali precedute da tamburo, ì tumultuanti in numero assai rilevante, forse 3000, invasero il grosso centro di provincia e, impadronitisi della torre, fecero suonare le campane a stormo dirigendosi poscia al palazzo comunale. Quivi alcuni assessori, il delegato di P. S. e qualche cittadino fecero tutto il possibile per calmare gli animi inferociti della folla che gridava i- il macinato, vogliamo distruggere il Municipio. Tutto fu inutile; lo sciagurato disegno fu mandato ad effetto ed il palazzo devastato, gettate dalle finestre tutte le masserizie, le carte degli archivi e gli oggetti di decorazione arsi e distrutti mentre si gridava W Pio IX. Un magnifico dipinto del Francia raffigurante il patrono della città S. Giovanni fu salvo per la prontezza di un impiegato comunale che lo pose al sicuro prima che la turba entrasse nell'edificio. I saccheggiatori trovato nel solaio un busto in gesso del Papa, lo presero e con molti segni di reverenza lo portarono al Parroco il quale in verità non voleva ricevere in quel modo, in quel momento e da quelle mani il non richiesto regalo. Altri contadini si recarono agli uffici dell'Agente delle Tasse, all'ufficio del Registro, all'esattoria governativa, e qui pure tutto fu devastato, infranto ed arso; anche le botteghe dei commestibili, le osterie, gli spacci dei tabacchi vennero invasi e depretati. Nella mania di devastazione fu arso anche l'Archivio della Partecipanza di S. Giovanni, che conservava documenti preziosi risalenti al 1100, relativi a questa istituzione cui si collegava la memoria della contessa Matilde di Canossa.
Le case dei privati non furono meglio trattate. I rivoltosi penetrarono nelle abitazioni dei ricchi proprietari del luogo e sfogarono la loro ira devastatrice con tale accanimento che nulla venne risparmiato di quanto veniva loro fra le mani. Mobili, quadri, oggetti di vestiario e preziosi, perfino le imposte, le biancherie, tutto venne disperso e bruciato 1 Invase le cantine e bevuto a sazietà il vino, dispersero il rimanente e sfondarono le botti e già ebbri si disposero ad altri saccheggi quando finalmente giunse la truppa da Bologna.
I bersaglieri a passo di corsa entrarono in paese, taluni scalarono le mura; accolti, secondo la Gazzetta dell'Emilia, a fucilate fecero anch'essi fuoco ed in un attimo si aprirono il passaggio. I tumultuanti lasciarono sul terreno 8 o 10 morti e maggior numero di feriti; gettarono le armi e si diedero a precipitosa fuga per i campi inseguiti dai soldati. Alle cinque pomeridiane S. Giovanni Persicelo era tranquilla!
I contadini fuggenti assalirono Sala e qui pure saccheggiarono la casa comunale. Il numero dei morti sali a una ventina perchè taluni morirono all'ospedale, altri si rinvennero morti nei campi. Gli arrestati furono circa 200 là più; parte braccianti delle ville vicine. Ira essi anche il sacerdote D. Cavallini e certo Benedetto Angeli già Gonfaloniere al tempo del governo pontificio.
Lo stesso giorno a Cento di Ferrara, a 15 km. a nord di S. Giovanni Per-siceto, in Municipio si stavano compiendo le operazioni di leva e tutto procedeva con ordine quando a mezzogiorno la campana della torre e il campanile di S. Biagio si sentirono suonare a stormo; contemporaneamente entravano in città numerose turbe di contadini armati di bastoni, fucili e mannaie. Furi-