Rassegna storica del Risorgimento

1869 ; ECONOMIA ; FINANZA
anno <1956>   pagina <68>
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Fernando Manzotti
con intenzioni minacciose, fu sonito mandato un messo a Bologna a chiedere truppa; intanto le campane di tutte le chiese suonavano a raccolta. À mezzo­giorno, provenienti da diverse parti e organizzati in schiere compatte* alcune delle quali precedute da tamburo, ì tumultuanti in numero assai rilevante, forse 3000, invasero il grosso centro di provincia e, impadronitisi della torre, fecero suonare le campane a stormo dirigendosi poscia al palazzo comunale. Quivi alcuni assessori, il delegato di P. S. e qualche cittadino fecero tutto il possibile per calmare gli animi inferociti della folla che gridava i- il macinato, vogliamo distruggere il Municipio. Tutto fu inutile; lo sciagurato disegno fu mandato ad effetto ed il palazzo devastato, gettate dalle finestre tutte le mas­serizie, le carte degli archivi e gli oggetti di decorazione arsi e distrutti mentre si gridava W Pio IX. Un magnifico dipinto del Francia raffigurante il pa­trono della città S. Giovanni fu salvo per la prontezza di un impiegato comu­nale che lo pose al sicuro prima che la turba entrasse nell'edificio. I saccheg­giatori trovato nel solaio un busto in gesso del Papa, lo presero e con molti segni di reverenza lo portarono al Parroco il quale in verità non voleva rice­vere in quel modo, in quel momento e da quelle mani il non richiesto regalo. Altri contadini si recarono agli uffici dell'Agente delle Tasse, all'ufficio del Registro, all'esattoria governativa, e qui pure tutto fu devastato, infranto ed arso; anche le botteghe dei commestibili, le osterie, gli spacci dei tabacchi vennero invasi e depretati. Nella mania di devastazione fu arso anche l'Ar­chivio della Partecipanza di S. Giovanni, che conservava documenti preziosi risalenti al 1100, relativi a questa istituzione cui si collegava la memoria della contessa Matilde di Canossa.
Le case dei privati non furono meglio trattate. I rivoltosi penetrarono nelle abitazioni dei ricchi proprietari del luogo e sfogarono la loro ira deva­statrice con tale accanimento che nulla venne risparmiato di quanto veniva loro fra le mani. Mobili, quadri, oggetti di vestiario e preziosi, perfino le imposte, le biancherie, tutto venne disperso e bruciato 1 Invase le cantine e bevuto a sazietà il vino, dispersero il rimanente e sfondarono le botti e già ebbri si disposero ad altri saccheggi quando finalmente giunse la truppa da Bologna.
I bersaglieri a passo di corsa entrarono in paese, taluni scalarono le mura; accolti, secondo la Gazzetta dell'Emilia, a fucilate fecero anch'essi fuoco ed in un attimo si aprirono il passaggio. I tumultuanti lasciarono sul terreno 8 o 10 morti e maggior numero di feriti; gettarono le armi e si diedero a precipi­tosa fuga per i campi inseguiti dai soldati. Alle cinque pomeridiane S. Gio­vanni Persicelo era tranquilla!
I contadini fuggenti assalirono Sala e qui pure saccheggiarono la casa comunale. Il numero dei morti sali a una ventina perchè taluni morirono all'ospedale, altri si rinvennero morti nei campi. Gli arrestati furono circa 200 là più; parte braccianti delle ville vicine. Ira essi anche il sacerdote D. Cavallini e certo Benedetto Angeli già Gonfaloniere al tempo del governo pontificio.
Lo stesso giorno a Cento di Ferrara, a 15 km. a nord di S. Giovanni Per-siceto, in Municipio si stavano compiendo le operazioni di leva e tutto proce­deva con ordine quando a mezzogiorno la campana della torre e il campanile di S. Biagio si sentirono suonare a stormo; contemporaneamente entravano in città numerose turbe di contadini armati di bastoni, fucili e mannaie. Furi-