Rassegna storica del Risorgimento
1869 ; ECONOMIA ; FINANZA
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1956
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La rivolta del macinato (1869) 73
dal ritenere cioè che fosse opportuno un certo intervallo tra il periodo in cui entrava in vigore la legge e quello in cui proprio tutti quanti i contatori fossero introdotti, e il non averne neppure uno, vi correva una grande differenza. Ripudiando ogni specie di solidarietà per una siffatta riscossione della tassa, per quello però che riguardava la repressione della sedizione dichiarò che non solo gli dava un bill d'indennità (al governo), ma lodava il suo operato.
Il Presidente del Consiglio Menabrea riassunse gli appunti mossi al Ministero e le conclusioni di questo ribadendo le dichiarazioni dei Ministri, e terminò con un monito al Parlamento: Badate alle conseguenze di questo voto. Le popolazioni non vanno a leggere i discorsi che si sono pronunciati ma esse hanno una logica molto semplice: se in questa circostanza il Ministero ha un voto di biasimo, esse diranno: facciamo delle insurrezioni, delle dimostrazioni; costringeremo il governo a piegare, a rivocare la legge sul macinato, e quanto sarà avvenuto per questa legge si potrà rinnovare per altre, rendendo impossibile ogni governo. Bisogna portare lo sguardo anche al di là di questo recinto, bisogna pensare ai partiti i quali desiderano che l'ordine costituito in Italia sia affievolito onde le loro speranze possano verificarsi. E già io veggo il sogghigno di un.certo partito, il quale spera nei disordini e nella debolezza del governo per poter ripristinare gli ordini antichi, che speriamo per sempre scomparsi dall'Italia.
Il governo accettò un ordine del giorno recante la firma di Torreggiarli ebe così suonava: La Camera, dopo le spiegazioni date e gli impegni presi dal Ministero, lo invita ad accertare, mediante apposita inchiesta, le cause di questi perturbamenti, massime nelle provincie ove si manifestarono con maggiore intensità, ed a proporre i provvedimenti che saranno del caso. Esso fu approvato con 207 voti a favore, 157 contrari e 2 astenuti.
L'Autorità giudiziaria diede inizio poco dopo ai processi che secondo i dati ufficiali della Commissione d'inchiesta furono 44 a Bologna, 35 a Parma e 32 a Reggio rispettivamente con 730, 605 e 520 imputati; ma il loro numero fn superiore poiché continuarono anche dopo il 21 settembre 1869, quando la Commissione d'inchiesta presentò la sua relazione. I reati e le condanne vennero poi estinti con l'amnistia del 14 novembre 1869.
Dalla lettura degli atti processuali *) si apprende che i mugnai denunciati dalle Agenzie delle Imposte dirette per la chiusura dei mulini o per macinazione abusiva furono quasi tutti assolti poiché fu facile agli avvocati dimostrare che, per la farragine delle disposizioni emanate nella seconda metà del 1868 discostantesi dal testo della legge prescrivente il contatore, e per il timore delle reazioni popolari, era comprensibile uno stato d'animo di incertezza e di paura non comportante la volontà esplicita di agire contro lo Stato.
Per quanto concerne i contadini, si desumono particolari non privi di interesse. La gran maggioranza degli imputati non sapeva né leggere né seri vere, era nullatenente ed apparteneva al ceto bracciantile. Le loro risposte rivelanti la mancanza di un vero fine politico, la presenza non di capi consapevoli ma di qualche elemento degli antichi regimi sospinti da un primor-
1) Archivio di Stato di Parma - Tribunale - Processi Penali 199-205. Archivio di Stato di Bologna - Tribunale - Processi penali 240-24S. Nell'Archivio di Stato di Reggio Emilia mancano gli atti relativi ai processi penali del 1869.