Rassegna storica del Risorgimento
1869 ; ECONOMIA ; FINANZA
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1956
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Fernando Manzoni
diale istinto di opposizione al nuovo Stato por cieco misoneismo, l'universale furore contro la tassa ritenuta troppo gravosa, fanno escludere una organizzazione e direzione diretta da parte di un qualsiasi partito o movimento politico. I capi erano i pia violenti o i più esaltati, pura espressione degli impulsi degli altri, non in grado di mediarli su un piano razionale. Alcuni di essi si sentirono come investiti da un diritto popolare inconscio, come un certo Pi-roli Carlo, che entrato in un negozio di Sorbolo per prendere una candela onde potere illuminare la stanza dove il Sindaco avrebbe dovuto firmare il permesso di macinazione, la chiese a nome del popolo pretendendola senza pagare.
Molti furono implicati semplicemente perchè incuriositi dal suono delle campane uscirono di casa e poi si cacciarono negli assembramenti e furono trascinati ad impugnare armi improvvisate e a recarsi a fare violenza con la forza del numero al Sindaco o agli Assessori e poi a dirigersi ai mulini.
Si ha modo di constatare che da parte degli Amministratori comunali si mostrò grande debolezza e disunione: in alcuni Comuni la resistenza del Sindaco non fu condivisa dagli Assessori, in altri accadde il contrario, in altri ancora i dimostranti furono addirittura favoriti dai consiglieri comunali. I Sindaci o si esclissarono o cedettero quasi sempre alle prime intimazioni rilasciando i permessi di macinazione ed i fucili della Guardia Nazionale. Quei pochi che tennero un atteggiamento fermo e non piegarono, come a Cainpe-gine e a Borgo S. Donnino, provocarono delle violenze più gravi. Questi furono poi insigniti di onorificenze cavalleresche delle quali si parla nei giornali moderati delle settimane successive.
Molti responsabili se la squagliarono e lasciarono nei pasticci i segretari comunali. Ciò spiega anche le defezioni della Guardia Nazionale e la facilità con cui i contadini riuscirono ad impadronirsi delle armi. Durante la temporanea anarchia le armi della Guardia Nazionale finirono perfino nelle mani di uomini d'ordine che le reclamarono dagli addetti comunali per potere difendere le loro proprietà e per legittima difesa. L'opera della magistratura per accertare le responsabilità individuali dei fatti fu assai ostacolata dall'omertà degli imputati e dei testimoni, ed i processi si conclusero nel complesso con pene miti non mai superiori ai sette od otto anni di carcere.
La Commissione ministeriale d'inchiesta, composta di magistrati e alti funzionari dei ministeri, presentò le proprie conclusioni sulla metà di settembre.
La relazione *) osservò che si sarebbero risparmiati gli eccessi di Borgo S. Donnino e S. Giovanni Persiceto se per l'inBumcienza delle guarnigioni, prima che entrassero in opera le forze di Cadorna, i soldati che ivi erano stati avviat i non fossero stati richiamati per difendere Parma e Bologna dal pericolo di invasione dal contado. Rilevò il comportamento antigovernativo di alcuni Consigli comunali in particolare quello di Parma la cui giunta in una deliberazione del 5 gennaio chiese al governo la sospensione ed al Parlamento l'abolizione della tassa sul macinato perchè non voluta dalla maggioranza del paese e gravemente dannosa afla popolazione povera , e ammise che questo giudizio era presso a poco il giudizio di tutti.
') Italia Centrale, 20-21 settembre.