Rassegna storica del Risorgimento
1869 ; ECONOMIA ; FINANZA
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Fernando Manzoni
1797, nel 1799, nel 1831, nel 1848, nel 1859. Nel bolognese nessun governo aveva mai potuto imporre la tassa sul macinato, e la ferrea volontà di Napoleone sì era infranta innanzi alla resistenza di quei contadini. Il brigantaggio, causato dai tentativi per l'applicazione di questo tributo nei primi anni dell'Ottocento, era diventato una tradizione quasi gloriosa nelle campagne della provincia e i nomi dei principali briganti di quel tempo erano tramandati con venerazione dai padri ai figli come quelli di tanti eroi.
Nel ducato estense l'indirizzo paternalistico del governo era stato volto ad ostacolare la formazione di classi medie produttrici ed a consolidare il proprio potere sul favore delle masse rurali mediante una politica generosa di beneficenza concretantesi in numerose opere dirette a sollevare le popolazioni nelle carestie e a mitigare la loro miseria con svariate forme di provvidenze.
A Parma il duca Carlo IH si era alienato tutte le correnti politiche del ducato compreso il clero ma aveva tentato di amicarsi i contadini poveri con il famoso decreto del 19 marzo 1850 che affidava ai pretori ogni licenziamento agricolo. Disponeva che nessun contadino potesse venir licenziato senza giusta causa. Sui giornali piemontesi si era cominciato a scrivere che il duca era comunista. Istituì i volontari reali della riserva, specie di guardia nazionale dei contadini lealisti.
Ciò spiega da un lato il carattere di rivolta della campagna contro la città che ebbero i tumulti dei macinato e dall'altro il disinteresse dei ceti borghesi delle città e dei paesi che talvolta anzi presero parte attiva all'opera di repressione come a Pieve di Cento ove fu organizzata una spedizione punitiva contro i contadini di Poggetto o a Soragna in cui gli abitanti del paese armarono immediatamente la Guardia Nazionale per difesa contro le campagne. I moti furono cosi rivelativi di una mancata coordinazione fra città e campagna che è uno dei dati permanenti della storia moderna d'Italia e uno dei punti deboli della nostra formazione unitaria. Le reazioni cittadine di cui abbiamo fatto cenno appaiono dominate da uno spirito che non può non richiamare quello delle spedizioni dello squadrismo fascista che proprio in Emilia significò una sistematica reazione all'organizzazione contadina di classe da parte di elementi della borghesia cittadina.
A ciò si aggiungano altre prove di mancanza di solidità, o apparenti tali, offerte dall'Autorità alle masse contadine: le facili assoluzioni nei tribunali e le pene molto miti rispetto ai tempi degli antichi governi nei processi penali; le esenzioni di alcune categorie di contribuenti dalla tassa di ricchezza mobile in seguito a modificazioni della legge introdotta nel 1864 erano state da molti, per ignoranza o malafede, scambiate per concessioni strappate alla debolezza del governo per cui si era diffusa la persuasione che rifiutandosi di pagare la tassa sul macinato si sarebbe finito col non pagare neppure questa; lo spinto delle guardie nazionali che allo prime dimostrazioni cedettero alle sopraffazioni delle masse.
Se esaminiamo le cose considerando la persistente opposizione da parte di masse che non avevano ancora capito e accettato lo Stato, la rivolta può giustamente definirsi l'ultimo moto avvenuto nell'Italia settentrionale nel quale si sia esaurito il loro spirito reazionario e antiunitario. E da questo punto di vista la repressione del governo fu quanto mai giustificata poiché si trattava di imporre e difendere con la forza una realtà politica che si era svolta fuori