Rassegna storica del Risorgimento
1869 ; ECONOMIA ; FINANZA
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1956
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80
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80 Fernando Manzoni
si alzi ora e dalle bigoncie del Parlamento si cimenti a persuadere il mondo che il Papa ha violato le leggi dell'umanità, non impedendo il supplizio di due provati omicidi (Monti e Toguctti), ed il Regno d'Italia ha ben meritato della civiltà, trucidando a torme i membri del popolo sovrano, reo solamente di pubblica ripugnanza ad una legge affamatrice.
In queste espressioni l'antitesi fra mondo cattolico e Italia liberale appare veramente netta e la critica al Risorgimento investe sia le basi ideali che il processo del suo svolgimento storico.
Atteggiamento dei repubblicani, Pure dai repubblicani non partì la preparazione dei moti del macinato poiché per le esperienze dei precedenti tentativi insurrezionali non mancavano di buoni motivi per diffidare delle classi rurali che avevano sempre trovate aizzate contro di loro.
Abbiamo però visto che a Reggio vi fu la banda repubblicana dei fratelli Manini che si può giudicare uno dei primi tentativi di saldatura fra il movimento repubblicano delle città e le masse contadine. La banda raccolse eie* menti repubblicani, membri della Guardia Nazionale e contadini, in tutto 50 o 60 individui, che si recarono in parecchi mulini ove si fecero consegnare dai mugnai il prodotto delle tasse di macinazione fin allora riscosso, rilasciando ricevute con il nome e cognome di Secondo Manini il comandante e restituirono il denaro ai contadini. *) Ma dopo pochi giorni i contadini, vedendosi isolati e le città tranquille, tornarono scoraggiati e delusi alle loro case e allora la banda rimase formata unicamente da repubblicani che, poiché compromessi, decisero di restare alla macchia e protrassero le loro operazioni di molestia per alcuni mesi finché vennero quasi tutti arrestati.
Tale banda fu un'iniziativa in certo modo eretica in seno al movimento repubblicano, avendo avuto la disapprovazione non solo del padre dei Manini, un anziano repubblicano presidente della Società operaia di Mutuo Soccorso detto il Mazzini di Reggio, ma dello stesso Mazzini il quale, attesta Giuseppe Pomelli,2) scrisse lettere ad Angelo Manini, e che a lui furono fatte leggere, nelle quali combatteva quel moto e calorosamente raccomandava di non parteciparvi e di cercare di farlo cessare. Mazzini pensava ad una vasta insurrezione per l'aprile e solo dopo avere visto l'estensione dei moti del macinato risolse di approfittare del malcontento suscitato e a questo scopo nel febbraio 1869 convocò a Lugano i capi del partito repubblicano.
Una notevole influenza prima sulla incubazione psicologica dei moti e poi una vera e propria eccitazione la esercitò la stampa repubblicana a Bologna e a Parma* Il punto di vista di questa stampa non era naturalmente quello delle masse contadine ma essa sfruttò la rivolta come un segno della insufficienza della monarchia e vide nei tumulti la rivolta delle masse contro una politica di tradimento delle premesse risorgimentali e degli interessi del popolo.
L'Amico del Popolo di Bologna fin dal 29 novembre 1868 aveva definito come la tassa della fame la tessa sul macinato; nei primi giorni di gennaio aveva esagerato le notizie dei disordini, ed il 4, sempre fra un sequestro e l'altro, aveva intitolato il suo articolo di fondo Il balzello della fame che
1) La Concordia., 11 febbraio.
2) GIUSEPPE POHEUJ, Aspromonte-Montana e U bando repubblicane netta primavera del 1870, Como, Gagliardi, 1911, p. 117.