Rassegna storica del Risorgimento
1869 ; ECONOMIA ; FINANZA
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1956
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83
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La rivolta del macinato (1869) 83
e dell'uva, culture molto estese nella pianura padana. In questa situazione economica depressa fl. governo del giovane Stato si trovò costretto a fare una politica fiscale pesantissima. In pochi anni le popolazioni si videro gravate di una lunga serie di nuovi tributi: la tassa di Registro e Bollo, l'imposta di Ricchezza Mobile, l'incremento del Dazio Consumo, l'imposta sui fabbricati, l'imposta di perequazione fondiaria, la tassa sui domestici e le vetture, l'aumento del prezzo del sale. I modi aspri con cui gli Agenti del governo si comportavano presso i contribuenti reclamanti, fomentavano un processo di irritazione che naturalmente si accrebbe quando in quelle condizioni si aggiunse la tassa sul macinato.
Per imposte dirette, erariali, provinciali e comunali, dogane, dazio consumo e gabelle, per registro bollo e ipoteche, per tasse e diritti diversi dei comuni delle provincie mentre nel '58 ogni bolognese pagava L. 26 a testa, ogni modenese e reggiano 18 e ogni parmigiano 20, nel '67 ne vennero a pagare il bolognese 43, il modenese 36, il reggiano 32, il parmigiano 34. Né bisogna dimenticare che il bilancio passivo del regno era già prossimo al mezzo miliardo, e che le Provincie per le loro spese chiedevano 14 milioni alle sovrimposte dirette dello Stato il che accresceva ancora ciò che i contribuenti dovevano pagare. ?) La stessa relazione d'inchiesta aveva ammesso: Se la Commissione non si attenta a concludere che tanta povertà resti assoluta da ogni tassa relativa, è perchè considera la non minore povertà delle finanze. Oltre alle classi rurali la tassa colpi di riflesso anche i ceti artigianali e operai. La Gazzetta dell'Emilia di Bologna 2) riportò una lettera dal titolo H conto non torna di un ciabattino il quale pur dichiarandosi di idee politiche moderate non nascondeva che il suo stato economico era stato molto aggravato dalla tassa. Egli guadagnava 2 franchi al giorno, aveva 8 figli minori di età, consumava 18 libre di pane al giorno, 540 al mese; la tassa sul macinato gli rincarava 2 centesimi la libbra, in un mese erano L. 10,80, in un anno 129,60; in queste condizioni, egli concludeva, come volete che poveri come noi, si possa pagare detta tassa ? . Il giornale gli rispose che il suo caso, per i suoi numerosi figli, era eccezionale e che la causa risiedeva più che nella tassa nella crisi granaria incidente sul prezzo del pane.
Da parte di alcuni settori della destra liberale si dimostrò una certa insensibilità di fronte al basso tenore di vita dei contadini; la Gazzetta di Parma, ad esempio, accusò gli agitatori e i reazionari di esagerare il danno della tassa e scriveva: Non siamo, perdio, in paesi barbari, nò abbiamo visti mai i contadini e gli agricoltori del nostro territorio morire di fame né abbiamo sentito lagnarsi menomamente del trattamento dei proprietari .3)
Le cause economiche furono indubbiamente quelle maggiormente all'origine dei moti ma forse non avrebbero portato ad essi senza quella atmosfera psicologica già descritta e che fu la confluenza di più fattori. Occorre in proposito ricordare che per i pruni mesi la tassa avrebbe inciso poco poiché i contadini avevano già provveduto a far macinare buona parte dei loro cereali nell'autunno '68; il generale Cadorna inoltre notò 4) che nei mulini aperti
') Relazione d'inchiesto cit-
*) 12 gennaio.
3> 10 gennaio.
*) CADORNA, op. cii., p. 330.