Rassegna storica del Risorgimento

1869 ; ECONOMIA ; FINANZA
anno <1956>   pagina <84>
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Fernando Manzoni
d'ufficio dove la riscossione si faceva per eonto del governo negli stretti limiti della legge, fra tassa governativa e molenda si veniva a pagare qualche cen­tesimo di meno di quello che prima dai mugnai si esigeva per la molenda soltanto. Gli abusi dei mugnai avevano quindi reso più gravosa ancora la tassa governativa.
I giudizi sulla tassa da un punto di vista dell'economia politica oscilla­rono a seconda che venne considerata puramente sul piano dell'economia clas­sica o che invece si volesse fare i conti anche con lo stato umano delle masse cittadine. Quintino Sella si era detto1) profondamente convinto che il miglior modo di giovare alle classi povere era quello di ristabilire il desiderato equi­librio nel bilancio, e che il giorno dell'abolizione del macinato sarebbe stato il più bello della sua vita. Francesco Ferrara 2) sostenne che la tassa sul ma­cinato non meritava alcuno dei rimproveri di cui fu fatta segno confutando alcuni luoghi comuni che la consideravano un dazio di stampo medievale, tassa da tempi barbari e feudali.
La Gazzetta dell'Emilia di Bologna 3) negò che la tassa fosse insopporta­bile ed iniqua; uno dei principali motivi che consigliavano al governo la tassa e che indussero il Parlamento ad approvarla fu il giusto desiderio di rendere possibile l'abolizione del corso forzoso dei biglietti di banca. Il gior­nale notava che tale corso era una tassa gravissima alla quale non sfuggiva nessuno, mentre da essa lo Stato non ricavava alcun profitto ma molti danni: l'aggio sulla valuta sonante è un'imposta che paghiamo molte volte in uno stesso giorno, né si limita al centesimo quotidiano della tassa del macinato. Quell'aggio lo paghiamo in ogni minimo acquisto ed in qualunque tenue vendita, sopra ogni nostra spesa od introito grava sempre la imposta del corso forzato dei biglietti di Banca. Tutte queste ragioni non basate su teorie astratte ma su fatti che accadono ad ognuno di noi quotidianamente, dovrebbero in­durci ad accettare non solo con rassegnazione la tassa sul macinato ma di­remmo anche con fiducia e soddisfazione, siccome quella che se ci impone un centesimo al giorno, ci sottrae alla tassa di mezza lira e tal volta di una lira e più. al giorno.
Ma le masse non hanno mai inteso nulla dei calcoli del bilancio e dei van­taggi del liberismo economico e la reazione alle proprie sofferenze non poteva essere placata da nessun ragionamento, anche se serio, di scienza economica.
Per le conseguenze economiche sulla vita del paese è significativo osser­vare che il fenomeno dell'emigrazione in massa di lavoratori, che ogni anno lascieranno la patria, cominciò proprio dopo la tensione del 1869.
Mali e rimedi* Da parte dei fogli governativi non mancarono disanime sulle cause e sui rimedi sia da un punto di vista dell'economia che della politica.
II Panaro di Modena ammise che la conversione dell'Asse e la vendita dei beni ecclesiastici potevano avere recato qualche perturbazione nelle cam­pagne, avendo queste misure ridotto in povero stato certe classi del clero re­golare e secolare e seminato germi di ostilità, ma affermò che gli effetti econo-
') Le più belle pagine di Quintino Bella, Milano, Garzanti, 1944, p. 142
2) FRANCESCO FERRABA, La tassa del macinatoi 1872, p. 99.
3) 15 gennaio.