Rassegna storica del Risorgimento
1852-1853 ; BELFIORE ; PROCESSI ; CASTELLAZZO LUIGI ; MANTOVA
anno
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1956
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pagina
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93
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Luigi Castcllazzo ed i processi di Mantova del 1852-53 93
di scrìvere francamente e imparzialmente la storia del processo di Mantova, storia, che, allora, si sarebbe potuto facilmente documentare, essendo vivi e quasi tutti presenti ed in sicuro i testimoni che si sarebbero potuti citare.
Ciò non vollero che si facesse perchè timorosi di sfaitare una storica legenda, che avrebbe potuto servire, come servì, infatti, per uno dei grandi fattori del risorgimento Italiano,
Abbruciai i miei scritti e non se ne tenne più per allora parola.
L'opinione generale dei miei amici fu che io, nelle prossime contingenze del rivolgimento Italiano, avessi, col mio coraggio e coi servigi prestati alla Patria, smentite le calunnie, fatti ricredere gli onesti ingannati e confusi i tri* stossimi calunniatori.
Appena si prepararono le prime avvisaglie di guerre nazionali io entrai, infatti, col consenso degli amici miei e mi basti qui citare Mauro Macchi, Sacchi, Chiassi e VAcerbi nell'esercito regolare, cOme uno dei primi volontari e vi entrai col nome di Giovanni Strada per schivare ogni pericolo di petegolezzo e d'impaccio.
Un mese dopo, essendo io di guarnigione a Genova venni conosciuto col mio nome e fatto scopo dei soliti attacchi, ebbi dal Generale Durando e da tutti i Comandanti dell''Esercito Piemontese le più sicure franchigie, che mi auto* rizzavano a riprendere il mio nome e con quello combattere le prossime future battaglie detta Patria e detta libertà. E ciò risulta chiaramente provato dai congedi e documenti di avute officiali onoreficenze.
Feci la campagna del 59, e ne ottenni col mio nome due menzioni onorevoli, la medaglia del valor militare francese e la proposta a Sottotenente regolare.
Però i miei nemici non si acquetarono per questo e cercarono di farmi danno presso i comandanti militari del Collegio di Novara al quale ero stato assegnato per l'acquisto del grado propostomi di Ufficiale.
Io, dietro anche l'avviso di Mauro Macchi e degli altri amici, pensai allora di rinunciare alle conquistate spalline e di recarmi nell'Emilia a rifare la carriera militare come soldato semplice.
Divenni in breve furiere e fui accetto a tutti i superiori dell'Esercito, ai miei colleghi ed ai miei dipendenti.
Fatta la spedizione dei Mille, alla quale io non fui in tempo di appartenere, disertai dall'Esercito regolare per prender parte all'organizzazione della Brigata Garibaldina Nicotera a Castel Pucci.
Ivi si trovavano molti dei miei amici ed io, incaricato dell'ordinamento di quel corpo, vi ottenni grado di Capitano aiutante Maggiore, grado, che mi venne confermato da Garibaldi a Palermo.
Combattei sotto Capua e, ferito gravemente nella battaglia del Volturno, fui promosso dal Generale Garibaldi a Maggiore, nel qual grado presi congedo al disciogliersi dell'Esercito Meridionale.
Ne è da dire che in questo caso i miei nemici si rimanessero con le mani alla cintola, che anzi fecero tutto il loro possibile per nuocermi, ma il Generale Garibaldi, che allora tutto poteva li mise al dovere, dichiarando che non aveva trovato nessun soldato più degno di me del grado da Lui conferitomi.
D'allora passai nella slampa militante ed anche qui e sopratutto per ragion di partito dovetti combattere con i miei eterni nemici.
Ma i migliori Patrioti di Italia fra i quali non ho che a citare Giuseppe Mazzini, Federico Campanella, Maurizio Quadrio, Giuseppe Dolfi, Alberto