Rassegna storica del Risorgimento
1852-1853 ; BELFIORE ; PROCESSI ; CASTELLAZZO LUIGI ; MANTOVA
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1956
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Bono Simonetta
Mario, Giuseppe Mazzoni e tanti e tanti altri si fecero per me illimitatamente garanti ed io, ne/te questa volta, riuscii a vincere Vinvidia dei perversi e le insinuazioni dei tristi.
Venne il 1866, e recatomi al campo Garibaldino, come semplice volontario, venni dal Generale subito riconosciuto e proclamato col mio grado di Maggiore.
Inde irae e da ciò i soliti connati di quella persona, che disdegno ormai di nominare, per obbligarmi a dimettermi dal grado ed abbandonare la Campagna.
Il Generale, impazientito rispose col nominare un Giury d'onore presieduto da suo figlio Menotti,1) il quale giudicasse sulla mia condotta e sui fatti di Mantova e ne riferisse al Ministero della guerra.
Intanto a dimostrarmi la sua fiducia mi onorava di importanti missioni fra le quali di circondare il Forte d'Ampola e di prepararne la resa.
Il verdetto che si chiamò di Condino, dichiarava insusistenti e caluniose, a mio riguardo, le accuse e il Ministero della Guerra mi riconfermava il grado di Maggiore e poco dopo mi accordava Vonorejicenza della Croce al merito Militare di Savoia.
Nel 66 pubblicai a Firenze il Tito Vezio che ebbe qualche successo nella Letteratura Italiana.
Nel 1867 recatomi a Roma per preparare l'insurrezione vi fui carcerato dal Governo del Papa e per la mia condotta ardita e degna di vero Italiano ebbi condanna di galera perpetua.
Nel 1870 fui liberato per Vingresso delle truppe Italiane e quantunque affranto nella salute, pure raggiunsi Garibaldi nella sua fiera Campagna dei Vosgi e dopo il combattimento di Proshoi 2) dove fui ferito ebbi nomina di Colonnello di stato Maggiore e proposta di Cavaliere della Legion d'Onore, proposte alle quali rinunciammo in seguito delle male intelligenze insorte fra noi e quel governo di Realisti mascherati da Repubblicani.
Intanto che io ero in Francia, a Mantova mi si propose come Deputato, e i soliti nemici si fecero un dovere di inoltrare le solite calunnie, sicché un altro Giury d'Onore veniva stabilito, Giury, che ampiamente mi sdebitava dalle accuse e mi proclamava degnissimo di far parte nel Parlamento Nazionale.
Dopo tanto tempo venne la volta nella quale io riuscii nella Candidatura del Collegio di Grosseto.
Allora i miei soliti nemici, punti al vivo nelle loro partigiane ambizioni non si peritarono di scaraventarmi adosso le vecchie calunnie, confortandole di apparenze di prove, non so se debba chiamare o più ridicole o più odiose.
Una piccola parte della stampa consortesca e moderata gli appoggiava per ragion di partito.
Unanime, però, riuscì il plebiscito della libera stampa e delle libere associazioni d'Italia contro quest'opera senza nome.
Io e i miei Amici abbiamo risposto, trionfalmente, ai loro stupidi attacchi ed alle loro odiose calunnie, riducendoli al silenzio e dando loro le piò- palmari e le più solenni smentite*
1) In realtà il Giuri ora presieduto da Agostino Bertóni, e Menotti Garibaldi ne era uno dei membri.
[*t Sta verosimilmente por Prenota