Rassegna storica del Risorgimento

1852-1853 ; BELFIORE ; PROCESSI ; CASTELLAZZO LUIGI ; MANTOVA
anno <1956>   pagina <98>
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Bono Simonetta
Aggiungo non tanto a mio discarico quanto a glorificazione del vero patriota e martire Attilio Mori la lettera Pasquali (n. 8) la lettera Federigo Negrotti (TU 10) e finalmente la lettera citata ancora Sig. Bachi-Perego (n. 11).
Per quanto mi si vuole addebitare sul conto del bravo Capitano Garibaldino Francesco Montanari di Modena, parlino per me le pagine del processo trovate a Modena stessa, che voi miei amici conoscete e che potrete quando occorra produrre.
Parli la lettera del Vergarli (n. J) parli per ultimala lettera Federigo Negrotti (n. 10), nelle quali tutto v'è comprovato come il Montanari uscito dalle carceri di Modena e non morto ivi come asseriva il mio sconclusionato accusatore, si professasse mio amico e nella campagna del 59, ed in quella del 60 dove eroi­camente moriva.
Leggasi poi la lettera Piastra (n. 9) per vedere come il sig. Lazzati di Milano che ebbe, col Sig. Rossetti di Lodi, i due soli confronti con me, parlasse coscien­ziosamente dei fatti miei agli amici.
Voi poi a questo proposito potrete meglio di me conoscere, come e da chi il Lazzati veramente accusato, venisse da me difeso ed in buona parte scagionato dalla sua responsabilità.
Lo stesso mio accusatore accanito, quantunque incongruamente il Fattori, ebbe a sollevare in gran parte il velo di questo brutto mistero, che io non sarò certamente per rialzare.
Al Rossetti, che, nel confronto unico avuto con me, ebbe tutto il mio appoggio alle sue naturali discolpe, tanto da venir io minacciato dal prepotente e furioso auditore e da avermi invece da Lui una buona e cordiale stretta di mano; al Ros­setti che, con VAcerbi e con gli Amici a Genova, ha perorato caldamente la mia causa, non posso fare altro che di appellarmi alla sua memoria ed al suo cuore, sicuro che gli anni e le vicende non gli avranno tolto il senso della rigorosa giustizia.
Non mi occupo di tutte le basse e triviali invenzioni che i miei accaniti nemici hanno creduto di scagliarmi senza regola né senno nel decorso della sciagurata polemica.
Essi vennero smentiti dai loro stessi testimoni citati a mio carico e se non si sono peritati di raccogliere il fango di qualche superstite secondino, cfte poi gli veniva francamente smentendo, se sono discesi al punto da falsare le esplicite dichiarazioni del verdetto stesso di Condino e al punto da fare del troppo famoso Casati un testimonio muto, perchè morto, a mio carico, se hanno persino ricorso umilmente alla testimonianza del bastonatore di Mantova Alfredo Kraus, ora Tenente Maresciallo Governatore nella Boemia, con l'esito ben s'intende negativo e tale da lasciarli nella vergogna innominabile del tentativo, a me non sta, né mi occorre certamente di seguirli in questa via di ignominia e di fango.
La luce della Verità rischiara e passa senza insozzarsi. E questa luce si è fatta.
A quest'ultimo appello che io faccio al Tribunale della Storia rispondano gli onesti e i degnissimi cittadini invocati.
U loro verbo sia quello della verità e della giustizia ed alla mia coscienza che mi rende forte e tranquillo, unirò anche questo nuovo usbergo, che mi renderà invulnerabile contro le maligne arti e le ire partigiane.
A voi ora, o carissimi Amici, l'ultima cura della fama di un uomo, che, francamente, non crederebbe mai, se si fosse, anche circondato di tutti gli allori di Alessandro e di Cesare, riabilitato dalla minima delle colpe che gli si sono volute accagionare.