Rassegna storica del Risorgimento
1852-1853 ; BELFIORE ; PROCESSI ; CASTELLAZZO LUIGI ; MANTOVA
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1956
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105
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Luigi Castellazzo ed i processi di Mantova del 1852-53 105
dell'affare Rossi. Fu l'ultima volta che C. Poma tornò indietro ilare dai colloqui di Kraus. Immediatamente dopo esplose la responsabilità del Poma nell'affare Rossi.3)
Naturalmente Kraus, Casati e compagni non erano così novizi da non afferrare subito il senso pregnante di quelle semplicissime parole: Figuratevi; Kraus non mi ha detto verbo deWaffare Rossi!!2)
Quale il valore storico dei documenti che qui pubblichiamo ?
Esaminiamo da prima le due lettere del Castella zzo: sono tutte e due prive di data, ma se, per il pròmenoria , una datazione non può essere che presuntiva, per la lettera ai carissimi amici è facile una datazione precisa.
H pro-memoria, certamente posteriore al '59 (contenendo riferimenti a tale anno), è molto verosimile sia stato scritto dal Castellazzo nel '66, quando, arruolandosi sotto Garibaldi con il grado di maggiore, già conferitogli dallo stesso Garibaldi nel '60, venne sottoposto al giudizio di un giurì d'onore (noto come giuri di Condino, del 27 luglio 1866) provocato dalle accuse che, anche in quell'epoca, gli erano state lanciate dal Finzi. È nota la lettera che in quell'occasione il Castellazzo inviò ad Agostino Bertani, che presiedeva il giurì; 3) questo pròmemoria, per il suo stesso carattere evidentemente non destinato alla pubblicazione, è verosimile sia stato inviato separatamente e privatamente al presidente (od a tutti i singoli membri). La nostra è comunque una copia inviata in visione al Sacchi, pur non facendo egli parte del giurì. Anche la Mario si riferisce a questo pròmemoria (documento XI) indicandolo come quello prima di Condino .
La lettera ai carissimi amici appare scritta inizialmente a trent'anni dalle prime discussioni sulla colpevolezza del Castellazzo, e cioè dal 1853. Essa dovrebbe quindi essere stata scritta nel 1883; ma, poiché reca numerosi
1) Certamente a questo episodio allude lo lettera scòtta da Giuseppe Quintavalle il 20 ottobre 1884 (in Lezio, I Martiri eit., voi. I, p. 177):
Egregio signor Direttore della Gazzetta di Mantova*
Ho veduto nella Gazzetta di sabato la lettera del signor ing. Luigi Poma [fratello del martire, ed uno dei pia tenaci accusatori del Castellazzo]; la prego perciò di pubblicare questa mia dichiarazione:
Io, persuaso che il proposto assassinio del commissario Rossi sia stato scoperto molto diversamente da quanto si pensa, come dissi, interrogato, ad altri amici, così ripetei al signor Poma, che del Castellazzo questo solo credevo che avesse dovuto decifrare il registro.
Ora siccome non voglio, ohe a queste mie parole pronunziate del resto prima che il Fascio stampasse le spiegazioni del Castellazzo, sia dato un significato diverso dal vero, cosi dichiaro che la lettura del registro, secondo me, era per lui una necessitànelle singolari condizioni in cui si trovava.
Questa è la mia opinione; - opinione, ohe io esprimo, ripeto, perchè non voglio sorgano equivoci.
E poiché nelle polemiche, anche diretto con fini onesti, si travisano molto sposso uomini, fatti e cose, così quel tanto, che io so e penso, diro soltanto interrogato da un giuri, il quale possa giudicare sewmamente. Devotissimo
Giuseppe Quintuvnllo.
2) Se si pensa che, nella stessa cella, vi era anche l'Ottonelli (già noto per lo sue delazioni, ed in particolare per esser stato proprio lui a rivelare la corrispondenza clandestina del Poma), e nuche facile intuire chi (pur non essendo CTlginarhunente al corrente dell'affare Rossi) potrebbe aver riferito al Kraus hi frase, ed averlo messo sul chi vive.
9) in; LttztO, f Martìri eit., voi. H p. 3.50.