Rassegna storica del Risorgimento

1852-1853 ; BELFIORE ; PROCESSI ; CASTELLAZZO LUIGI ; MANTOVA
anno <1956>   pagina <113>
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Luigi Castellazzo ed l processi di Mantova del 1852-53 113
il Codice Tcrcsiano escludeva fino ad un certo ponto dalla tortura preventiva del bastone i Nobili, i preti e i laureati, e lasciando da parte il Salis, che non fu mai direttamente coinvolto nei processi di Belfiore, e che non si capisce perchè venga qui citato dal Luzio, il Lazio diviene del tutto ingiustificabile quando, dopo la restituzione degli atti del processo, ripete le identiche affer­mazioni, e, al tempo stesso, ci riferisce: Pezza 31, Radetzky il 13 maggio ordina il trasloco per lo meno di Castcllazzo padre, i più. severi provvedimenti legali per indurre a confessione il figliolo: die strengste Anwendung jeder gcsetzlichen Massregel un dicss Individuimi zun Gestàndniss zu bringen.1)
Per quali altri imputati Radetzky aveva dato ordini così draconiani ?
A quanto risulta, per nessuno !
Si sa d'altra parte che il codice austriaco di procedura penale del 1803 (ancora vigente all'epoca dei processi di Belfiore) prevedeva l'uso del bastone (con numero vario di colpi), dei ferri più pesanti, delle catene più strette, ed il digiuno a pane ed acqua per i carcerati caparbi e disobbedienti ( 329),per quelli che negli interrogatori non rispondevano alle domande ( 364), o rispon­devano cose manifestamente false o si contenevano in modi impetuosi ed insultanti ( 365).
La bastonatura del Castellazzo durante tre giorni consecutivi risulta del resto confermata anche dal Mori, in una lettera al R. Questore Distrettuale in Bozzolo, scritta in data 29111859. Appare ben strano che il Rezzaghi,2) nel pubblicare tale lettera, si rifiuti di prestar fede a quest'ulteriore ed auto­revole conferma; mentre accetta invece ad occhi chiusi l'altra affermazione del Mori, contenuta nella lettera stessa, essere stato cioè il Castellazzo a deci­frare il biglietti del Tazzoli e a dare conseguentemente la chiave del registro. H Mori, con tale affermazione, ripeteva in perfetta buona fede quella che era a quei tempi convinzione pressoché generale; ma il Rezzaghi, redigendo la sua comunicazione nel 1952, doveva invece ben conoscere i documenti rela­tivi al processo di Belfiore (per lo meno per la parte concernente la lettura del registro Tazzoli, pubblicati dallo stesso Luzio fin dal 1919), ed essere quindi perfettamente consapevole della falsità dell'affermazione.
Quanto poi al momento della bastonatura, che il Luzio trova pressoché incomprensibile , esso era invece l'unico momento logico. Fino al 14 giugno Kraus non aveva, contro il Castellazzo, che la deposizione della Marchi (che lo aveva additato come al corrente del cifrario Tazzoli) o poco più; ma in quel giorno arriva da Vienna la decifrazione del registro, le responsabilità del Castellazzo diventano di colpo evidenti ed enormi, altri compagni si lasciano indurre ad accusarlo; per aver nelle mani non semplicemente alcuni partico­lari della congiura, ma tutta la trafila occorre o la confessione del suo capo, il Tazzoli, o quella d*l suo segretario, il Castellazzo. Il primo può essere minac­ciato del bastone, ma in realtà (ed il Tazzoli evidentemente non lo sapeva) l'abito talare lo preserva, entro certi limiti, da tale pena; il secondo non ha alcuna difesa, e, se le minacce non bastano, non c'è nessuna ragione ohe queste non vengano attuate, fino a raggiungere l'effetto voluto. Eccoci cosi alla basto-
*) Luzio. [processi politici, cil. p. 44.
8) A. KBZZAGHI, La congiura di Belfiore nelle memorie inedite del cospiratore Attilio Mori, in Rassegna storica del lUtorgimeniOt XLH, 1955.