Rassegna storica del Risorgimento

1852-1853 ; BELFIORE ; PROCESSI ; CASTELLAZZO LUIGI ; MANTOVA
anno <1956>   pagina <114>
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Bono Simonetta
natura del 18, del 19 e dui 20 giugno, quale è esattamente indicata nella let­tera ai carissimi amici.
À questo proposito il Castellazzo ci fornisce, ammesso che ve ne potesse essere ancora bisogno, ulteriori clementi comprovanti che essa è realmente avvenuta; e l'ultima prova è poi qui riferita dalla Mario (documento VII), attraverso le testimonianze di chi vide il cadavere nudo. Non sembra che sia più lecito dubitarne; solo si potrà eventualmente discutere il numero delle bastonate: 90, come egli ribadisce anche in uno dei nostri documenti, 40 o 25 come altri ha prospettato ? Se realmente i giorni di bastonatura sono stati tre (e questo probabilmente non potrà mai essere appurato) il numero com­plessivo di 25 bastonate è certamente troppo basso, ed è verosimilmente troppo basso anche quello di 40; è quindi probabile si tratti proprio di 90, p per lo meno di un numero a questo molto vicino.
Questo per la tortura; quanto alla possibile somministrazione anche di belladonna per predisporre il Castellazzo alla confessione, la cosa è prospet­tata dal Quintavallc (v. lettera già citata di L. Poma), che, come medico primario dell'Ospedale di Mantova, non era un profano in materia. È vero che il Quintavalle era detenuto in Castello, mentre il Castellazzo era a S. Do­menico, ma tutto quello che sappiamo del processo ci dice come le notizie circolassero con grande facilità e con grande rapidità. L'accenno alla bella­donna è ripreso dalla Mario; ed il Luzio, *' nel riprodurlo, si fa un dovere di aggiungervi, tra parentesi, un punto interrogativo ad indicare tutto il suo scetticismo in proposito. Non l'ha messo, però, quando ha pubblicato 2) le testimonianze comprovanti la bastonatura e la somministrazione di bella­donna (atropina) al Sartena ed al Vimereati !
La seconda accusa (dopo quella della rivelazione del cifrario) mossa dal Finzi al Castellazzo era di aver denunciato il Poma e lo Speri anche in diretti confronti con loro. Tali confronti, sempre ed inutilmente smentiti dal Castel-lazzo, risulta in modo indiscutibile dagli atti del processo che effettivamente non ci sono mai stati. Quanto alle accuse che il Castellazzo avrebbe formulato a carico dei due compagni, il Luzio non ha pubblicato, a questo riguardo, che frammenti di deposizioni, non ne ha precisato esattamente l'ordine cronologico in rapporto alle deposizioni degli altri accusati, e del Poma e dello Speri in particolare; è quindi ben difficile pronunciarsi in merito.3) È certamente
1) l Mattiti cit., voi. II, p. 410.
2) Ibid., voi. n, p. 315.
3) Stando a quanto abbiamo potuto personalmente rilevare esaminando nell'Archivio di Stato di Mantova i documenti relativi al processo, la delazione del Faceioli avrebbe provo cato la confessione del Castellalo, il quale (nel corso dello stesso giorno 12 ottobre in cui il Faccioli aveva riferita la frase giuntagli ull'orccchio) si vedo contestare dui Kraus: risulta dal processo che E, I. sia informato di un qualche a Ha re importante, riguardante il Comitato Rivo hnfonario, trattante di una filanda. Alta confessione su questo argomento, divenuta pres­soché ine vita bile in tali circostanze j È- CuHtolhizzo fu seguire alcuno notizie sul progettato attentato al commissario Bossi, e fa il nome dello Speri, ma non quello del Poma. Lo Speri, viene interrogato in proposito il 10 ottobre, ma 11 costituto (ohe pure venne consegnato dal­l'Austria, perche figura nell'elenco redatto dall'Archivio di Mantova) à stranamente scomparso. È probabile che In tale interrogatorio lo Speri abbia fatto della confessioni solo molto limitate, ma si sia lasciato sfuggire il nomo del Poma, altrimenti non si capirebbe corno il Castellazzo, che il 12 ottobre non aveva parlato dal Poma, ne parli invece il 18. Certo si è che l'interroga-torio del 16 ottobre verteva al fatto BOBBI, altrimenti non si spiegherebbe come l'auditore, cominciando il successivo interrogatorio dello Speri, in data 8 novembre, chieda so ha riflel-